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Nel giugno 1999, a un anno di distanza dalla scadenza prevista dall’accordo del 1993, veniva rinnovato il contratto dei metalmeccanici: era la dimostrazione che gli industriali avevano cominciato a guardare con crescente ostilità alle regole che disciplinavano il sistema di relazioni industriali. Pochi giorni prima, il 20 maggio 1999, le Brigate Rosse, dopo oltre dieci anni di silenzio, tornavano brutalmente a colpire, uccidendo Massimo D’Antona, giurista da sempre vicino alle posizioni della CGIL, che aveva avuto un ruolo attivo nella stagione riformatrice del centrosinistra.
Dalla primavera del 2001 la crisi delle relazioni industriali fu facilitata dall’involuzione politica, dovuta alla nuova affermazione del centrodestra. Berlusconi, nelle settimane precedenti il voto, aveva stretto un’alleanza con la Confindustria all’insegna del neoliberismo e dell’isolamento della CGIL. Nei mesi successivi crebbe l’allarme per il peggioramento degli scenari internazionali e nazionali. Gli attentati terroristici dell’11 settembre in America innescarono la dura reazione militare degli USA, avviata con la guerra in Afghanistan e proseguita con la guerra in Iraq nel 2003. La CGIL, insieme a gran parte dell’opinione pubblica internazionale, si schierò contro quelle palesi violazioni del diritto internazionale.
In Italia le violenze commesse dalle forze dell’ordine a Genova nel luglio 2001, durante la riunione del G8, mostrarono un clima inquietante di repressione. Nel 2002 giungeva a compimento l’offensiva di Governo e Confindustria contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che stabilisce il diritto al reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. La CGIL, dopo il XIV Congresso di Rimini (febbraio 2002), organizzò il 23 marzo la più grande manifestazione della storia italiana, con tre milioni di partecipanti al Circo Massimo di Roma. A pochi giorni da quell’appuntamento, le nuove BR uccidevano il giurista Marco Biagi, consulente del Governo per la riforma del mercato del lavoro. Il 23 marzo fu l’inizio di un’intensa mobilitazione, proseguita anche dalla nuova Segreteria di Guglielmo Epifani, subentrato a Cofferati nel settembre 2002, e destinata a concludersi con la sconfitta del Governo sull’articolo 18.
Negli ultimi anni la CGIL – che nel 2006 ha festeggiato il suo centenario – ha dovuto contrastare l’azione del centrodestra tesa a dividere il mondo sindacale e a isolare l’organizzazione più grande e rappresentativa. Ad eccezione, infatti, della breve parentesi del centrosinistra tra il 2006 e il 2008 (durante la quale fu siglato l’importante “Protocollo Prodi” su previdenza, lavoro e competitività, approvato da una larga maggioranza di lavoratori e pensionati), la CGIL, spesso da sola, ha impegnato tutte le sue energie per opporsi a politiche istituzionali, economiche e sociali del centrodestra (in particolare sul Welfare e sulla tutela dei migranti, sulla scuola e sul fisco) considerate pericolose, errate e socialmente inique, proponendo al Paese un programma di riforme che mira a contrastare il declino economico e civile dell’Italia.