Claudia Moretti (Quistello 1950 – Mantova 2013),

Compiuti gli studi artistici, si dedica con passione all’insegnamento perché, come lei stessa scrive, più forte della necessità di percepire sente quella di trasmettere. Con i suoi allievi progetterà decine di performances e in questi lavori collettivi riuscirà a creare un movimento di interesse all’interno delle classi per poi esportarlo all’esterno, coinvolgendo anche la città.Tra gli anni Ottanta e Novanta la sua ricerca artistica attraversa fasi di sperimentazioni diverse, che rimandano sempre a un simbolico femminile.

Questo percorso si riflette in una feconda attività espositiva, collettiva e personale che vede tra le mostre più significative:  Spazio Donna, 1982, Officina Artistica Mantovana, 1993; Existere, 1994 e Concetto, Progetto, Oggetto, 1994, Con-sentire, 1995.Claudia Moretti inizia a dipingere su tela e stoffe ( più tardi su abiti) d’uso quotidiano -vecchie tovaglie, lenzuola, tappeti- perché sente in essi la pregnanza del vissuto. Ha bisogno di aggiungere, d’intervenire con altri segni, di ri-creare un altro quotidiano, collocando così “la sua ricerca nell’ambito del tattile, del sensoriale, dell’impronta fisica che attraversa il corpo, gli oggetti, gli abiti”.Nascono poi le prime installazioni: abiti, sagome-abiti, letti, pittosculture, opere create utilizzando metri di tela dipinti liberamente su entrambi i lati con macchie, segni, sfumature e sgocciolature.Una di queste, Il corpo folle-occhio-seno, è presente nel 1997 nella rassegna Art Toll di Bedburg-Hau e Art Toll Extern alla Galleria Seidel di Colonia, in Germania. Le sue originali creazioni riscuotono interesse anche in Sculpt…, 1998; Arte a Mantova 1959-1999, 2000; Altre-menti-Percorso artistico dell’Arte femminile del ‘900, 2002.Dal 2004 comincia a lavorare su e con la carta sul tema della scrittura, a lei particolarmente caro.

Le lunghe strisce di carta di grandi dimensioni, sulle quali dipinge con il colore nero scritture inventate, alfabeti mentali, grafie immaginarie, diventano, in occasione della manifestazione Arte sull’Acqua, una scenografica installazione che trasforma un ponte del Rio a Mantova in una cascata di carte.Altre volte i grandi fogli assumono forme installative diverse: rotoli, sipari, spirali, cornucopie, manichini, esposte, nel 2010, nelle mostre Arte a Mantova 2000-2010, Mantova Creativa e Madre. Le scritture dipinte sono fatte di un linguaggio simbolico inventato, immaginato, che prende origine dalla sua vita, dalle sue esperienze, dal suo mondo e dall’urgenza di parlare di sé.

Ne risultano composizioni basate su ritmi, equilibri, pieni e vuoti, che equivalgono alla registrazione di flussi di pensieri, ricordi, emozioni dell’anima.In seguito Claudia utilizza carta per modelli di sartoria, leggerissima, che stropiccia e sulla quale scrive “racconti” col pennarello a minuscoli caratteri. Nei libri d’artista (Book in the Box, 2010), posti su leggii, accosta un rocchetto di lana nera a rappresentare una scrittura che si riavvolge su se stessa.Le sue ultime produzioni la vedono esplorare nuove scritture, pittogrammi, ideogrammi eseguiti, con pennarelli diversi, su fogli di carta comune. In questi racconti le figurine schematiche di pesci, occhi, casette, campi arati, soli, animali evocano memorie lontane sul tema della natura. I fogli, talvolta tagliati e frammentati in innumerevoli striscioline legate a mazzo, vanno a creare con straordinaria originalità i Ciuffoni poetici.Una grande mostra antologica alla Casa del Mantegna di Mantova nel 2012, poco prima della sua scomparsa, ne ripercorre l’intensa storia artistica.


Il corpo folle – Occhioseno, 1997, acrilico su tessuto, ca 45x160 cm (tre pezzi)

Tappeto quotidiano, 1995, acrilico su tessuto con inserti a collage, ca 140x190 cm