Giorgio Albertini (Milano, 1930 - Milano, 2020)
Compie gli studi a Milano. Trentunenne, inizia a esporre i risultati della propria ricerca pittorica, che si presentano connotati da una cifra informale con riferimenti naturalistici. Tiene la sua prima personale alla Galleria Vinciana di Milano nel 1966.
All’inizio degli anni Settanta devia la sua indagine in direzione di una figurazione fortemente vincolata alla memoria e alla fotografia. Inizia così il ciclo delle Immagini ritrovate in cui, riletti con ironia, riaffiorano i personaggi recuperati dagli album di famiglia nella loro austera staticità. Nel 1975 allestisce una personale alla Galleria Bergamini di Milano e, due anni dopo, espone alla New Smith Gallery di Bruxelles. Successivamente inizia un ciclo di opere sul tema della propaganda turistica (London Inclusive Tour), a cui succederà quello sul Vecchio West nel quale schernisce le radici stesse del messaggio promozionale, attaccando la banalità dei cataloghi degli articoli western nei vecchi empori.
Di poco successive sono le due serie dedicate a Venezia e ai fiori. A partire dagli anni Ottanta si occupa del genere della natura morta, rileggendola in forme che oscillano tra gli opposti estremi dell’immagine pubblicitaria sulla carta patinata e il registro alto della pittura antica. Nel 1989 tiene una personale alla Galleria Il Diaframma di Milano. Fedele a una ricerca che procede per cicli, dagli anni Novanta prende in esame il tema della montagna, interpretandola con una pittura ironica, piacevole e autodissacrante. Nel 2000 allestisce una personale alla Galleria d’Arte Contemporanea di Gallarate. Ha vissuto e lavorato a Milano.
(Andrea Romoli)
Pop/sex/gulp/short story, 1971, acrilico su tela, 92×73 cm
(Foto: Alessandra Pedonesi e Aldo Cimaglia)