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E’ necessario creare un quadro di politiche industriali e di sviluppo in grado di frenare i processi di delocalizzazione e di deindustrializzazione del Paese, investendo per affrontare le transizioni ambientale, energetica, digitale, tutelando il lavoro. Occorre sbloccare gli investimenti in ricerca, innovazione e formazione.
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Bisogna risolvere le troppe crisi aziendali ferme al Mise, favorendo processi di reindustrializzazione, e prevedendo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali finalizzati alla transizione. La crescita sostenuta del Pil di questi ultimi mesi non ha ricadute positive sulla occupazione. Occorrono investimenti che siano condizionati alla crescita della occupazione, in particolare di giovani e donne.
Le donne stanno pagando, ancora una volta, un prezzo troppo alto: bassi tassi di occupazione, part time involontario, gap salariale. Occorrono misure specifiche per ridurre i gap e sostenere l’occupazione femminile e giovanile.
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Il lavoro che si genera è quasi tutto precario: le sole politiche di decontribuzione non sono sufficienti. Basta con tempi determinati di breve o brevissima durata, finti stage e tirocini che sostituiscono lavoro, lavoro autonomo occasionale senza alcuna copertura contributiva. Occorre un forte intervento sul mercato del lavoro, orientato a cancellare le forme più precarie di occupazione, a valorizzare il lavoro buono e stabile, a garantire continuità ai lavoratori contrastando il continuo turn over.
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Orientare le risorse del PNRR sulle politiche attive per rafforzare i centri pubblici per l’impiego, non disperdere le competenze dei navigator, fare un forte investimento sulla formazione nell’arco di tutta la vita lavorativa. Occorre rilanciare l’occupazione nei settori pubblici, a partire da sanità e istruzione. Rilanciare con forza il potere d’acquisto di salari e pensioni, anche attraverso i rinnovi di tutti i contratti pubblici e privati ancora in attesa di risposte, intervenendo per contrastare il dumping contrattuale.