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L’obiettivo prioritario che perseguiamo è quello di incrementare l’occupazione e azzerare la precarietà per migliorare la qualità del lavoro e della vita delle donne.
Per la CGIL è necessario:
- un Piano straordinario per l'occupazione femminile che generi nuova e buona occupazione, a partire dalla PA;
- reintroduzione e estensione delle clausole di condizionalità, quote e vincoli nei bandi finanziati con risorse europee (oltre a quelle del PNRR) e nazionali, straordinarie ed ordinarie, nella consapevolezza che gli investimenti pubblici sono necessari per attivare investimenti privati e produrre un effetto moltiplicatore;
- la possibilità di applicare condizionalità alle assunzioni, anche nel settore privato;
- sostenere il PNRR attraverso la spesa corrente anche per creare nuova occupazione;
- Interventi di regolazione del mercato del lavoro volti a cancellare le forme più precarie, introducendo un unico contratto di ingresso al lavoro, e a incentivare il tempo indeterminato come forma ordinario di rapporto di lavoro;
- prevenire e contrastare il fenomeno dei part-time involontari e promuovere il consolidamento dell’orario di lavoro destinando incentivi pubblici esclusivamente alle assunzioni con contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno; rendere più onerosa la flessibilità oraria aumentando la “maggiorazione” per l’eventuale modifica dell’orario settimanale per il tempo parziale (c.d. Clausole elastiche), introdurre e rafforzare forme di consolidamento del lavoro supplementare che comunque deve essere maggiormente remunerato, aumentandone la maggiorazione prevista;
- investimenti straordinari e strutturali per il sistema pubblico integrato di educazione e istruzione per la fascia 0-6 anni (il Pnrr si pone come obiettivo quel 33% di servizi individuato oltre 20 anni fa dalla Strategia di Lisbona) per fare dello 0-3 non più un servizio a domanda individuale ma un diritto universale, per il servizio sanitario, per le politiche sociali, per incrementare il tempo scuola garantendo la gratuità del servizio mensa, per aumentare i servizi socio-ricreativi e culturali pubblici rivolti ai minori, per interventi sulla non autosufficienza; investimenti che rispondono sia all’esigenza di condivisione di responsabilità del lavoro di cura (per lavoratrici e lavoratori) che di creazione di posti di lavoro
- promuovere uno specifico focus nazionale sulle tematiche del digital gender gap e per una effettiva partecipazione progettuale delle donne nei processi nazionali di trasformazione digitale, a partire dalla rilevazione dei bisogni per arrivare all’impostazione delle azioni di sviluppo necessarie.
- condizioni di accesso alla formazione favorevoli alle donne (con certificazione dei percorsi) e progetti specifici per favorire la formazione nelle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Incentivare la partecipazione delle donne nelle professionalità legate alle “nuove tecnologie” e prevedere percorsi di formazione finalizzate alla valorizzazione delle lavoratrici al rientro dalla maternità;
- promuovere la formazione permanente all’interno dell’orario di lavoro;
- specifici percorsi formativi (da promuovere nelle scuole e nei contesti lavorativi) per contrastare le discriminazioni che emarginano le donne all’interno del mondo del lavoro, contro gli stereotipi, per il riconoscimento, la valorizzazione e l’educazione al rispetto di tutte le differenze;
- l’equiparazione, in termini di diritti e salario, delle/degli assistenti familiari (colf, badanti, baby-sitter) al resto del mondo del lavoro subordinato;
- favorire l’iscrizione e la frequenza ai CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) e ai percorsi di istruzione di secondo livello delle migranti, sia come momento di partecipazione sociale sia per uscire dall’isolamento del ruolo familiare.
- Un congedo di paternità con una quota obbligatoria che raccolga l’invito al superamento della soglia minima di 10 giorni (come approvato dal governo italiano), in linea con le convenzione OIL n°156 sui Lavoratori con Responsabilità Familiari, per garantire il principio della genitorialità condivisa e ad abbattere pregiudizi e discriminazioni; contestualmente è necessario innalzare a 10 mesi, al 100% della retribuzione, fino ai 12 anni del figlio/a, i congedi fruibili da parte di entrambi i genitori con particolare attenzione alle famiglie monogenitoriali; introdurre la verifica della fruizione dei congedi obbligatori ad un anno dalla nascita dei figli, rafforzando gli strumenti per renderli realmente obbligatori e fruiti.
- La possibilità di richiedere Part-time reversibili da parte delle lavoratrici e dei lavoratori che ne facciano richiesta per esigenze di assistenza e cura all’interno della famiglia;
- Riconoscimento in tutto il settore privato della "maternità a rischio". Ancora oggi infatti, in alcuni settori, in caso di sospensione della prestazione lavorativa, viene riconosciuto l'80% della retribuzione a carico dell'INPS, con una perdita netta del 20% della retribuzione da parte della lavoratrice. Solo in alcuni casi, grazie all'intervento della contrattazione decentrata, viene riconosciuto l'intero ammontare della retribuzione.
- favorire accordi presso l’ispettorato del lavoro per ottenere report periodici, verifiche e controlli approfonditi sulla reale volontarietà delle dimissioni delle lavoratrici; in sede di colloquio per le dimissioni, laddove motivate dalla difficoltà della conciliazione e della condivisione delle responsabilità genitoriali e famigliari, definire procedure di coinvolgimento di entrambi i genitori e dei rispettivi datori di lavoro per trovare possibili soluzioni;
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