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Terza uscita della campagna di informazione e comunicazione promossa dalla Cgil insieme alle sue categorie “La precarietà ha troppe facce. Combattiamola insieme”, che questa settimana fa un focus sull’intermittente e sul contratto ex voucher.
Sono 694.852mila le persone occupate nel 2022 con un lavoro intermittente, il 18 per cento in più rispetto al 2021, il 66 per cento al Nord (il 22 al Centro, meno del 15 al Sud), il 26,8 per cento di età compresa tra i 20 e i 24 anni. Sono a tutti gli effetti dipendenti, il più delle volte a tempo determinato, e guadagnano pochissimo: 2.463 euro in media all’anno, 3.905 se hanno tra 60 e 64 anni. Ma lavorano anche molto poco: 47 è il numero medio delle giornate retribuite.
Se invece consideriamo i voucher, o meglio i Presto, contratti di prestazione occasionale: nel 2023 le persone pagate con questa modalità sono state complessivamente quasi 80 mila (79.420 per la precisione), stando ai dati dell’ultimo osservatorio precariato dell’Inps: 56.419 contrattualizzate da un’azienda, pagate per 66 ore lavorate 910 euro lorde, e 23.001 persone con libretto famiglia, quindi alle dipendenze di un nucleo familiare, retribuite per 102 ore 1.082 euro lordi.
“Sono rapporti di lavoro accomunati da caratteristiche simili - afferma la Cgil - : un’estrema flessibilità, compensi miseri, utilizzo del lavoratore ‘a gettone’. Sono l’emblema della precarietà, più di altri. con il contratto a chiamata e il voucher il meccanismo è: ti chiamo solo se e quando mi serve. Non voglio impiegare parole troppo forti, ma si tratta di contratti ‘usa e getta’”.