Premessa
Con l’entrata in vigore il 13 dicembre 2024 della Legge 9 dicembre 2024 n. 189 di conversione del decreto-legge 155/24 recante “Misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali”, prosegue la copiosa produzione normativa relativa all’attuazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Qui il testo coordinato.
Durante l’iter parlamentare sono state introdotte numerose norme riguardanti riforme e investimenti contemplate nel PNRR, che tengono conto delle novità introdotte dall’ultima revisione del Piano approvata il 12 novembre scorso e dell’imminente scadenza del 31 dicembre 2024 per conseguire i traguardi e gli obiettivi previsti dalla VII rata.
Il decreto-legge 155/64 interviene innanzitutto in materia di controlli in capo ai soggetti attuatori e alle amministrazioni centrali titolari delle misure PNRR. Dalla lettura delle norme appare evidente un approccio meramente formale e documentale su un tema che diventerà sempre più centrale nei prossimi mesi. Nessun riferimento alla necessità di un forte rafforzamento, innanzitutto in termini di personale e di specifiche qualifiche, delle amministrazioni pubbliche impegnate in uno sforzo senza precedenti. Manca, inoltre, qualsiasi accenno alla carenza informativa sui dati di attuazione del PNRR. Quest’ultimo aspetto sta assumendo le caratteristiche di una vera e propria emergenza democratica, in quanto tutta la discussione pubblica si sta basando su dati scelti e filtrati dal Governo.
Le ulteriori disposizioni sulle anticipazioni di liquidità alle amministrazioni titolari, finalizzate a consentire il trasferimento verso i soggetti attuatori fino al 90% del costo dei vari progetti, sono sicuramente aspetti positivi del provvedimento. Esse però sono sintomatiche del gap che c’è tra le risorse incamerate (ad oggi oltre 113 miliardi) e l’avanzamento della spesa, che si assesterà al 31 dicembre 2024 prevedibilmente intorno ai 64 miliardi.
Il provvedimento accentua la scelta di creare nuove strutture decisionali che si aggiungono a quelle esistenti, rendendo di fatto poco chiare le responsabilità delle decisioni. Emblematica è la creazione presso la Cabina di Regia, in materia di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, di un Consiglio tecnico-scientifico degli esperti che si affianca alla struttura tecnica esistente la quale, a sua volta, supporta la Cabina vera e propria.
Ricordiamo, infine, che al di là delle trionfalistiche affermazioni dell’esecutivo, alla fine del 2024 risulterà utilizzato un terzo delle risorse PNRR, mentre gli altri due terzi dovrebbero essere spesi entro il 2026. La missione (praticamente impossibile) di spendere circa 130 miliardi nei prossimi due anni è alla base delle ipotesi di crescita del PIL e dei documenti di programmazione economica dei prossimi anni che hanno avuto l’ok della Commissione Europea. Inoltre, molte riforme previste dal PNRR, pur formalmente varate, risultano di fatto inattuate o hanno subito una torsione verso politiche di austerità e di riduzione degli investimenti pubblici.
A ciò si aggiunga una modalità centralistica e autoritaria di gestione complessiva del PNRR, testimoniata dallo svuotamento del ruolo e delle funzioni della Cabina di Regia e dall’assenza di confronto con le parti sociali.
Come CGIL abbiamo chiesto al Ministro Foti un segnale di netta discontinuità inaugurando il mandato con il coinvolgimento immediato delle forze sociali nella Cabina di Regia PNRR.
Di seguito la nota integrale con una disamina analitica degli interventi relativi al PNRR.