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E’ stato firmato il 23 novembre 2016 tra i Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL ed i Presidenti delle organizzazioni imprenditoriali del settore artigiano (Confartigianato, CNA, CASA e CLAAI) l’accordo per il nuovo modello di relazioni industriali.
Contestualmente sono state sottoscritte anche due altre intese: sulla rappresentanza e sulla detassazione dei premi di risultato.
Questo importante risultato si iscrive nel percorso di confronto con tutte le maggiori organizzazioni imprenditoriali del paese apertosi a valle della presentazione del documento di CGIL, CISL e UIL per un nuovo e moderno sistema di relazioni industriali del 14 gennaio 2016.
Tali accordi sono un’ulteriore conferma della capacità delle parti sociali di trovare, anche in un settore così significativo e caratterizzante dal punto di vista economico e sociale, soluzioni autonome ed originali per modernizzare le relazioni sindacali ed aiutare le imprese ed i lavoratori ad uscire dalla crisi valorizzando i punti di forza del sistema artigiano: la qualità e la tipicità delle produzioni e la professionalità dei lavoratori che – attraverso un sistema di relazioni orientato alla partecipazione – possono trovare ulteriore slancio in termini di innovazione e competitività.
Le linee guida per la contrattazione disegnano un modello meno rigido a partire dal ruolo del contratto nazionale che si conferma strumento di regolazione insostituibile dei rapporti di lavoro e di definizione dei trattamenti economici, nell’ottica di una sempre maggiore tutela dei diritti delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese artigiane. Per quanto attiene agli aumenti retributivi non vengono previsti indicatori ai quali far riferimento, ma viene affidata ai singoli contratti nazionali l’individuazione di elementi oggettivi e condivisi di valutazione rispondenti alle caratteristiche degli specifici contesti settoriali.
Si è ritenuta essere questa la strada più idonea – unitamente al rafforzamento ed alla maggiore diffusione del secondo livello di contrattazione - a perseguire l’obiettivo di una crescita dei salari nel settore orientata a sostenere i consumi come ossigeno per il rilancio dell’economia e per il miglioramento delle condizioni sociali dei lavoratori.
Si tratta, quindi, di un modello contrattuale non standardizzato ma “cucito a misura” e nel quale deve trovare sempre più spazio la contrattazione di secondo livello a cui l’accordo consegna un ruolo crescente sui temi che si gestiscono in azienda e sul territorio come l’orario e l’organizzazione del lavoro.
La sua specificità è, appunto, di essere articolato su due livelli ma entrambi suddivisi in ambito interconfederale e categoriale. Questo garantisce un approccio omogeneo alla definizione e gestione del sistema bilaterale – punto caratteristico e di forza del sistema di relazioni nell’artigianato – rispetto agli enti e fondi che erogano prestazioni e servizi sia ai lavoratori che alle imprese.
Il settore artigiano è anche il primo ad aver affrontato in termini concreti un progetto di razionalizzazione dei contratti nazionali all’interno di quattro aree contrattuali (manifatturiero, servizi, edilizia, autotrasporto). Tutto ciò mentre proliferano contratti nazionali stipulati da parti
sociali di dubbia rappresentatività.
E proprio il tema della rappresentanza caratterizza il secondo accordo firmato ieri. Anche in questo settore si andrà alla rilevazione e certificazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali. Oltre agli indicatori basati sul numero degli iscritti e sui voti ottenuti per le elezioni delle RSU le parti individueranno altri appositi indicatori legati al sistema bilaterale.
Infine è stato sottoscritto anche un accordo sulla detassazione dei premi di risultato che consente di promuovere – attraverso accordi territoriali – la contrattazione di secondo livello anche nelle piccole e piccolissime imprese dell’artigianato.