Roma, 3 maggio – “Al netto della propaganda del Ministro, i numeri annunciati oggi certificano l’incapacità del Governo di garantire percorsi educativi e di cura sin dalla prima infanzia a tutti i bambini e le bambine dai primi mesi di vita, superando i ritardi e le profonde diseguaglianze territoriali”. Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi commenta il nuovo Piano per gli asili nido contenuto nel decreto firmato questa mattina dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

La dirigente sindacale sottolinea che nel comunicato del Dicastero “si leggono parole suggestive con cui, dopo aver ridimensionato il numero di asili, si annuncia un Piano che ‘in linea con gli obiettivi del PNRR, punta a incrementare i posti degli asili nido al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie’”. Ma, spiega Barbaresi, “nella rimodulazione del PNRR attuata dal Governo Meloni gli obiettivi sono stati fortemente ridimensionati e i posti in asili nido da realizzare sono stati ridotti di oltre 110 mila unità, passando da 264 mila posti a 150 mila. Un taglio pesante - continua - che allontana la possibilità di garantire l’offerta educativa per la prima infanzia al 33% dei bambini entro il 2027, come previsto dalla Legge di Bilancio 2022 che individua negli asili nido un livello minimo da garantire (LEP), e del 45% entro il 2030 come stabilito dall’Unione Europea (Barcellona 2030)”.

La segretaria confederale della Cgil ricorda che “attualmente viene garantito un posto al nido a un bambino su quattro: posti insufficienti e con notevoli divari territoriali. Si passa infatti da 44 ogni 100 bambini in Umbria, 42 in Emilia Romagna fino a 13 posti in Calabria e addirittura solo 12 posti in Campania” (v. allegato con gli ultimi dati Istat disponibili).

Barbaresi aggiunge che “non c’è solo un problema di posti e strutture, ma anche di costi di gestione e di risorse da garantire ai Comuni: solo per raggiungere l'obiettivo del 33%, vanno attivati subito almeno 70 mila posti in più rispetto ai 327 mila attuali, e per garantirne la gestione diretta da parte dei Comuni occorrono 700 milioni di euro in più all'anno di spesa corrente e almeno 15 mila educatrici/tori in più. Per arrivare all'obiettivo del 45% (Barcellona 2030) devono essere attivati 200 mila posti in più rispetto a quelli attuali, per i quali occorrono 2 miliardi di euro in più all'anno per la gestione e almeno 45 mila educatrici/tori in più”.

“Al Governo - conclude Barbaresi - chiediamo meno propaganda e di impegnarsi per un’infrastruttura educativa e sociale strategica affinché tutti i bambini e le bambine partecipino ad un percorso educativo e di socialità di qualità sin dalla primissima infanzia, e che venga garantita l’universalità dell’offerta educativa 0-6 con la gratuità degli asili nido per tutti e tutti. Occorrono politiche strutturali e di prospettiva che mettano al centro i bambini e le bambine, i loro diritti, i loro bisogni”.


Di seguito il documento a cura dell’Area Stato sociale e diritti e dell’Area Sviluppo della Cgil nazionale “Asili nido e servizi per la prima infanzia in Italia”, che analizza gli ultimi dati Istat disponibili.