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Roma, 10 maggio – “La Corte dei Conti ci dice una cosa molto chiara: è giunto il tempo di aprire un tavolo di lavoro e di confronto fra i soggetti sociali e il Governo sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati. Continua in nostro impegno per una mobilitazione forte: il riutilizzo dei beni confiscati rappresenta uno strumento formidabile di contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata”. È quanto dichiarano in un comunicato stampa congiunto Cgil nazionale e Libera a commento delle criticità evidenziate dalla Corte dei Conti sul riutilizzo dei beni confiscati nella Delibera n. 34/2023/G della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato.
“A fronte di quanto evidenziato dalla Corte dei Conti – sostengono – è necessario accrescere il livello di trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni in materia di beni confiscati e garantire la piena conoscibilità dei dati e delle informazioni in modo che possa essere da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine”. Per Libera e Cgil “è necessario coinvolgere il terzo settore come presupposto per tutti gli interventi normativi pubblici e per gli interventi di sostegno finanziario pubblici e privati. Dobbiamo mettere a sistema tutti i finanziamenti pubblici (locali, nazionali e di derivazione europea) che possono trovare negli immobili confiscati strumenti di realizzazione delle politiche pubbliche e in particolare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu”. “La stessa valorizzazione dei beni confiscati – continuano – non dovrà riguardare soltanto opere di ristrutturazione e ri-funzionalizzazione, ma comprendere la fase di start up e di gestione delle esperienze di riutilizzo, così come gli interventi di sostegno dovranno interessare tutte le Regioni e non solo il Sud e le Isole”.
Per la Confederazione e l’associazione “il Codice Antimafia deve essere attuato in tutte le sue positive innovazioni quale strumento efficace di contrasto patrimoniale alle mafie, con l’effettiva estensione ai corrotti delle norme su sequestri e confische previste per gli appartenenti alle mafie. Dobbiamo garantire il diritto al lavoro, sostenendo le esperienze dei workers buyout e di cooperative di lavoro nate all’interno di aziende sequestrate e confiscate, tutelando i lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate e dando un supporto adeguato al fine della loro continuità imprenditoriale”.
“Inoltre – si legge ancora nella nota – va rivisto il sistema di riutilizzo delle risorse liquide (conti correnti, denaro liquido ecc.) sequestrate dedicando una parte di esso al sostegno dei beni confiscati e dei Comuni che quei beni li prendono in carico. L'ANBSC ad esempio, che oggi si trova a fare il semplice passacarte, potrebbe andare nella direzione di implementare la sua autonomia finanziaria. Neppure quando c'è da demolire un bene perché abusivo l’Agenzia riesce ad intervenire, poiché la demolizione ha un costo. I benpensanti cavalcano questa situazione chiedendo a gran voce la vendita dei beni, dimenticando che in alcuni casi la vendita ad alcune categorie di soggetti è già possibile come extrema ratio, e come tale deve essere considerata. Noi – concludono Cgil e Libera – siamo nettamente contrari a questa sciagurata ipotesi e ci batteremo con tutte le nostre forze per evitarla. Sarebbe un regalo alle mafie e una resa incondizionata da parte dello Stato”.