Roma, 13 dicembre – “Il disagio abitativo continua ad allargarsi, come certifica in ultimo la Corte dei conti. Ma al di là della propaganda del Ministro Salvini sul Piano Casa, non vi è alcuna intenzione di affrontare in maniera organica questa emergenza, e ad oggi le uniche certezze sono l’azzeramento del fondo affitti e morosità incolpevole, l’assenza di risorse per l’edilizia pubblica e la totale mancanza di confronto con Organizzazioni Sindacali Confederali e degli Inquilini”. È quanto dichiarano la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi e il segretario generale del SUNIA Stefano Chiappelli.

“A fronte di 2,2 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta – sottolineano – sono circa un milione quelle che vivono in affitto, con un’incidenza della povertà quattro volte superiore rispetto a quelle che vivono in una casa di proprietà. La Corte dei conti, nella sua recente Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, riconosce come la scarsità di immobili per la locazione, soprattutto nei grandi centri, sia un problema crescente che favorisce l’innalzamento dei canoni, ed evidenzia come il 22% delle famiglie più povere abbia un’incidenza dei costi legati all’abitazione sul reddito superiore al 40% (così come quelle in affitto a prezzo di mercato), e come il 36,3% viva in un’abitazione sovraffollata (42% per quelle in affitto). Sempre più difficoltosa è inoltre la mobilità legata a motivi di studio e di lavoro, e crescono prepotentemente affitti e sfratti”. Per quanto riguarda le residenze per gli studenti universitari, va ricordato che “l'obiettivo dei nuovi 60 mila posti letto è ancora lontano dall'essere raggiunto, col rischio di perdita dei finanziamenti. Atenei e Comuni non stanno partecipando poiché i fondi non sono sufficienti per la copertura totale dei costi con criteri che di fatto guardano solo ai privati”.

“Nell’ultimo decennio – denunciano Cgil e SUNIA – la spesa pubblica in abitazioni è stata irrisoria, lo 0,02% del Pil; la spesa media pro-capite per prestazioni sociali in ambito abitativo (sostegni agli affitti, incentivi per l’accesso ad abitazioni a canone concordato) è stata di circa 12 euro, meno di un decimo di quella media dell’area euro”. A proposito di risorse, come rimarca la Corte, “le misure previste da PNRR e Piano Nazionale Complementare puntano soprattutto alla riqualificazione e alla manutenzione, più che a un incremento dello stock mediante nuove costruzioni, e i dati sull’attuazione dei principali interventi evidenziano difficoltà realizzative per molti progetti, in particolare per oltre un terzo di quelli per il PINQuA, e circa l’80% di questi ritardi si concentra nelle fasi precedenti l’avvio dei lavori. Un’occasione sprecata”.

“Come rivendichiamo ormai da tempo – ribadiscono in conclusione Barbaresi e Chiappelli – per rispondere ai bisogni abitativi drammaticamente in crescita, è necessaria una politica che agisca sia a livello centrale che locale, che consideri la casa come infrastruttura sociale indispensabile. Occorre un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e sociale, con finanziamenti adeguati e duraturi inseriti nella programmazione ordinaria da Regioni e Comuni, che garantisca il recupero di alloggi non utilizzati e nuove unità abitative da realizzare partendo dal patrimonio immobiliare pubblico dismesso, inutilizzato o con funzioni non più attuali, potenziando e progettando soluzioni da inserite in più ampi processi di rigenerazione urbana, in particolar modo nelle aree metropolitane dove la tensione abitativa è più alta”.