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Roma, 9 luglio - “È grave e anacronistica la scelta di superare le quote antidiscriminatorie nella nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti”. Lo afferma in una nota la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione, che aggiunge: “Mentre tutta l'Europa si interroga su come intervenire sulle disparità di genere, il Governo dimostra ancora una volta l'orientamento retrogrado dell'attuale maggioranza, che manca di una reale volontà di promuovere le pari opportunità e l'inclusione delle donne nei ruoli decisionali”.
Per la dirigente sindacale: “La presenza di una Premier donna da due anni a questa parte non è servita a eliminare il divario di genere nel settore statale, né a evitare assegnazioni inique e discriminatorie nei ruoli apicali”. “l’Italia - sottolinea Ghiglione - perde posizioni anche nelle statistiche mondiali sulla parità, nel Global gender Gap del 2023 scende di 16 posizioni, dal dal 63° al 79° posto”.
“E il ritocco del tetto dei due quinti sul numero di posti riservati alle donne nella governance di Cassa Depositi e Prestiti è - incalza la segretaria confederale - la prova tangibile di questa realtà. Dopo quattro rinvii e un mese e mezzo di negoziati, la società controllata dal Ministero dell’Economia proporrà in assemblea una modifica allo Statuto per allineare il rinnovo del consiglio di amministrazione ai nomi proposti dalla maggioranza di governo, tutti al maschile. Una scelta che fa finire merito e pari opportunità nel cestino, riflettendo una gestione del potere come una ‘cosa tra maschi’”. Secondo Ghiglione “ridurre le quote prescritte da due quinti a un terzo del totale significa compromettere ulteriormente la rappresentanza femminile, perpetuando un tetto di cristallo che limita l’accesso delle donne ai ruoli decisionali. Le donne competenti e qualificate ci sono e devono avere accesso a queste posizioni. La scelta di superare le quote è profondamente sbagliata e tradisce i principi di uguaglianza e inclusione che dovrebbero essere al centro di ogni politica pubblica”.
“Chiediamo con forza che questa decisione venga rivista e che le quote antidiscriminatorie non siano ridotte. Il Governo - conclude Ghiglione - deve dimostrare con i fatti, e non solo con le parole, di credere nelle pari opportunità”.