In occasione del G7 delle pari opportunità, incentrato sul raggiungimento della parità di genere e del godimento dei diritti fondamentali da parte di donne e ragazze su scala globale, Cgil Cisl Uil fanno il punto sulla condizione femminile e chiedono misure e interventi per contrastare la discriminazione delle donne, dentro e fuori il mondo del lavoro. E lanciano un appello contro le guerre e contro il sistema di potere che esclude le donne da qualsivoglia tavolo negoziale di pace e contro un sistema che, da secoli, nei conflitti usa il corpo delle donne come terreno di battaglia.

Nel 51% dei paesi - rileva la commissione femminile UN Women - esiste almeno una restrizione che impedisce alle donne di svolgere lo stesso lavoro degli uomini. Le donne occupate subiscono divari retributivi di genere pervasivi a causa della segregazione occupazionale, delle interruzioni di carriera e della discriminazione sul posto di lavoro e sono maggiormente esposte all’impatto dell’intelligenza artificiale e dei pregiudizi di genere.

La perdita economica dovuta al divario occupazionale di genere ammonta a 370 miliardi di euro all'anno mentre - scrive la Commissione europea - il miglioramento dell'uguaglianza di genere potrebbe portare a un aumento del PIL fino a 3,15 trilioni di euro entro il 2050.

Sono solo alcuni degli studi citati da Cgil Cisl e Uil per chiedere al G7 delle pari opportunità riforme volte a garantire una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la parità di accesso alle opportunità di carriera, nonché salari e pensioni dignitosi, a partire dalla revisione della valutazione del lavoro e delle scale retributive nei settori a prevalenza femminile, alla difesa e investimento nei servizi pubblici di qualità, fonte di lavoro per molte donne e strumento insostituibile per garantire la coesione sociale e l'equilibrio tra vita professionale e vita privata per le famiglie.

Per Cgil Cisl e Uil uno snodo fondamentale per contrastare i gap di genere è il lavoro di cura che va redistribuito in famiglia, anche attraverso congedi di paternità paritari, e che, laddove venga svolto a livello professionale, è sottostimato. “I dati dimostrano che ancora oggi il lavoro di cura prevalentemente femminile è alla base dei gap di genere, gap occupazionali, retributivi e poi pensionistici”, spiegano i sindacati confederali. Occorre redistribuire il lavoro di cura e domestico per cambiare quella cultura obsoleta che vuole la donna come unica caregiver, penalizzandola nella società e nel lavoro”.

Cgil Cisl e Uil chiedono poi il recepimento della Direttiva sulla trasparenza retributiva, per contrastare il fenomeno del gender pay gap, e la piena attuazione della Convenzione ILO 190, sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. “I datori di lavoro - spiegano - dovrebbero rendere trasparenti i loro criteri e le loro decisioni in materia di retribuzione. Dovrebbero raccogliere e pubblicare regolarmente dati sui livelli salariali per tutte le categorie di occupazione, disaggregati per genere”.

Cgil Cisl e Uil fanno poi un importante richiamo alla libertà delle donne: “Le donne devono essere pienamente autonome e autodeterminate, a partire dalla piena libertà di scelta sulla salute sessuale e riproduttiva. Affrontare gli ostacoli giuridici, sociali e strutturali è fondamentale per garantire l'accesso alla salute, alle scelte e ai diritti delle donne, conquistati con le lotte di tutti, per promuovere l'uguaglianza di genere, ridurre le disuguaglianze nell'accesso all'istruzione e all'occupazione e, in ultima analisi, accelerare lo sviluppo inclusivo e paritario”.