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Roma, 19 giugno – Occorre un progetto complessivo sulle politiche industriali del Paese, e per questo abbiamo sollecitato l’apertura di un confronto a livello interministeriale, con il coinvolgimento oltre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy anche del Mef e del Ministero del Lavoro. Quelli di cui abbiamo discusso oggi sono asset strategici e situazioni emergenziali su cui occorre intervenire, ma c’è anche un tema che riguarda la tenuta industriale del Paese. E’ confermato lo sciopero unitario di avvertimento dei metalmeccanici, anche perché la convocazione del Ministro conferma le difficoltà dell’industria nel nostro Paese. Secondo l’Istat la produzione si attesterebbe a meno 7%. E’ necessario un confronto contrattuale vero con il Governo e il sistema delle imprese per definire le strategie nella transizione ecologica. Abbiamo chiesto di investire in ricerca e sviluppo, rigenerare l'occupazione favorendo l'ingresso dei giovani per recuperare il divario con gli altri Paesi europei.
All’ordine del giorno tre settori strategici, automotive, elettrodomestico ed ex Ilva.
La situazione degli stabilimenti dell’automotive rischia di essere drammatica dal punto di vista produttivo, occupazionale se non si realizza un piano, come negli altri Paesi europei, con risorse straordinarie. Per quanto riguarda Stellantis, si deve tornare a produrre 1.800.000 veicoli all’anno, attualmente se ne producono meno di 500mila. Dal 2021 ad oggi ci sono state oltre 7mila uscite volontarie delle lavoratrici e dei lavoratori, a cui si aggiunge l’aumento della cassa integrazione in tutti gli stabilimenti del gruppo. E c’è forte preoccupazione anche per i centri di ricerca e sviluppo. Il problema non è solo Stellantis, ma si stanno determinando ricadute pesanti anche per le aziende della componentistica che stanno perdendo le commesse, a partire dalla Marelli.
La richiesta della Cgil e della Fiom è l’avvio di un tavolo negoziale di settore con il Governo e le singole aziende, a partire da Stellantis.
In merito alla situazione del settore dell’elettrodomestico, si è discusso dei tre casi di Electrolux, Whirlpool area Emea e di Candy. Sicuramente c’è anche in questo caso la necessità di un intervento pubblico di sostegno alla domanda incentivando nuovi prodotti a basso consumo energetico. è poi necessario fare chiarezza sul tema delle future proprietà. Per Electrolux siamo di fronte alla possibilità di una vendita del capitale ad una società cinese che di per sé non sarebbe un problema se ci fosse la garanzia di centralità dei siti italiani. Mentre su Whirlpool Area Emea il Ministero ha già adottato la golden power sull’operazione di cessione del 75% alla società turca Arcelik già presente in Europa e nel Mediterraneo con stabilimenti produttivi. Infine, per quanto riguarda Candy, con la proprietà italiana sono stati chiusi tutti gli stabilimenti in Italia ad eccezione di quello di Brugherio in Brianza, prima dell'acquisizione da parte di Haier.
Sull’ex Ilva, oggi Acciaierie D’Italia, avremmo già dovuto avere risposte sugli assetti societari e sulla governance, e questa incertezza sta determinando una situazione drammatica dal punto di vista del rilancio produttivo, occupazionale e ambientale degli stabilimenti. In tutti i siti del gruppo mancano gli investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti. Chiediamo un elemento di chiarezza e di discontinuità rispetto al passato.
Per la Cgil e la Fiom è necessario che il Governo e la politica assumano come prioritaria la questione delle politiche industriali nel Paese per affrontare le transizioni ecologiche e digitali mettendo al centro la buona occupazione.
Lo dichiarano in una nota congiunta Pino Gesmundo, segretario confederale Cgil nazionale e Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil