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Roma, 29 gennaio - Di seguito l’ordine del giorno approvato ieri (28 gennaio) dall'Assemblea generale della Cgil, riunitasi a Roma presso il Centro Congressi Frentani.
Lo scorso 16 gennaio il Parlamento ha approvato, in prima lettura, il disegno di legge costituzionale di riforma della magistratura.
Si tratta di una riforma sbagliata e pericolosa.
È evidente che l’obiettivo ultimo, e malcelato, sia quello di ledere l’indipendenza di magistrate e magistrati, necessaria a garantire il principio costituzionale dell'uguaglianza di cittadine e cittadini di fronte alla legge.
Questa riforma conferma ancora una volta l’intollerabile insofferenza del Governo per i delicati assetti e per l’equilibrio dei poteri costituzionali. È altresì evidente l’obiettivo di orientare e controllare il lavoro di magistrate e magistrati, assoggettando i Pubblici ministeri al potere esecutivo.
C’è un disegno unitario che parte dall’elezione diretta del capo dell’esecutivo, attraverso il disegno di legge di modifica costituzionale sul premierato che stravolge la forma di governo, e che continua con la rottura dell’unità del Paese, attraverso la cosiddetta autonomia differenziata, a discapito dei diritti fondamentali di cittadine e cittadini. Il cerchio si chiude con le modifiche all’assetto della magistratura, ennesimo tentativo di stravolgimento dell’equilibrio tra i poteri, con gravi rischi per la qualità della nostra democrazia.
In particolare, la riforma costituzionale della magistratura, la separazione delle carriere tra giudicanti e inquirenti, lo sdoppiamento del CSM, la costituzione di un’Alta Corte che dovrebbe giudicare l’operato di magistrate e magistrati, non risolveranno i problemi che affliggono il sistema giudiziario, ma anzi si aggraverà la situazione odierna, rendendo più deboli le richieste di giustizia della società civile.
Inoltre, vengono modificate le prerogative del Presidente della Repubblica che, come è noto, attualmente presiede il CSM.
Dopo i decreti Cutro e Caivano, con il D.D.L. 1660, cosiddetto “sicurezza”, siamo sempre più in presenza di un’idea repressiva e securitaria. Si comprimono i diritti di cittadine e cittadini, le libertà costituzionalmente garantite, a partire dal diritto
di espressione del dissenso anche attraverso legittime forme di lotta, comprese quelle di lavoratrici e lavoratori.
Si espongono, altresì, ad un pericoloso aumento della tensione sociale le lavoratrici e i lavoratori in divisa.
Come è noto, per risolvere i problemi delle fasce più deboli e garantire una maggiore sicurezza, occorrono politiche sociali adeguate e non l’introduzione di nuovi e assurdi reati.
Come denunciato anche dalle associazioni dei familiari delle vittime di strage, il D.D.L. 1660, in particolare con l’art.31, stabilisce prerogative dei servizi segreti che richiamano i periodi più bui della storia e una grave e pericolosissima lesione dei diritti di libertà e privacy.
È necessario anche ricordare i continui attacchi alle misure di prevenzione previste nel codice antimafia e introdotte nell’ordinamento penale dalla cosiddetta Legge Rognoni/La Torre. Di tutt’altro avrebbe bisogno la giustizia per garantire una legge efficiente e uguale per tutti: occorrono le risorse necessarie per far funzionare i tribunali, vanno coperte integralmente le pesanti carenze di organico create da anni di blocco delle assunzioni e pensionamenti, superando i forti elementi di precarietà. Per questo bisogna stabilizzare tutto il personale assunto con le risorse del PNRR e confermare a regime la struttura dell’ufficio per il processo. Confermando in ruolo tutti gli assistenti e i funzionari alla scadenza dei contratti a tempo determinato si creano le condizioni affinché anche magistratura e avvocatura possano agire nel miglior modo possibile le proprie professionalità.
Per questo la CGIL sostiene con forza le lotte delle lavoratrici e lavoratori della giustizia, a partire dalla stabilizzazione del lavoro precario.
Pertanto, come CGIL condividiamo le ragioni delle mobilitazioni decise dall’ANM il 15 dicembre scorso e il denso calendario di iniziative previsto, che culminerà, con una giornata di sciopero della magistratura, il prossimo 27 febbraio.
Per la CGIL questa mobilitazione si inserisce in un più vasto e fondamentale impegno (anche referendario) a difesa della Costituzione e per la sua integrale applicazione che ci vedrà fortemente mobilitati nei prossimi mesi.