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Roma, 20 gennaio - Garantire i diritti fondamentali in tutto il Paese e restituire centralità alla rappresentanza democratica e al Parlamento. Queste le priorità che la Cgil ha contrapposto ai provvedimenti di politica istituzionale annunciati dal Governo su autonomia differenziata e presidenzialismo, nell’iniziativa pubblica che si è svolta questa mattina presso la sede della Confederazione. Iniziativa introdotta dal segretario confederale Christian Ferrari (leggi) e conclusa dal segretario generale Maurizio Landini. Sono intervenuti anche Gaetano Azzariti, Presidente associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla”, Rosy Bindi, Presidente onorario Associazione “Salute diritto fondamentale”, Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale e Mario Pianta, Professore alla Scuola Normale Superiore. → Locandina
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Per la Cgil, la proposta di riconoscimento di autonomia differenziata predisposta dal Governo “è un attacco all’unitarietà dei diritti che porterà a una inaccettabile cristallizzazione dei divari esistenti o addirittura al loro ulteriore allargamento”. È necessario, invece, sottolinea il sindacato di corso d’Italia “promuovere una effettiva definizione e determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, che non possono essere individuati partendo dal presupposto che vanno mantenute ferme le risorse stanziate fin qui, né con una procedura tecnica che non tenga in considerazione la loro ragion d’essere: uno strumento volto a ridurre le disuguaglianze. Affinché ciò accada, occorre un serio investimento aggiuntivo di fondi nel sistema pubblico, in modo da garantire a tutti i cittadini l’esigibilità dei diritti fondamentali, a partire da quelli alla salute, all’istruzione, all’assistenza, al lavoro e alla mobilità. Va quindi aumentata la spesa nei troppi territori in cui sono ancora inesigibili, nel rispetto dell’unico principio su cui deve fondarsi la distribuzione delle risorse tra Stato e Regioni, quello perequativo”.
Inoltre per la Cgil “è irricevibile ogni ipotesi di riforma costituzionale volta a superare la centralità del Parlamento e a ridurre gli spazi di rappresentanza democratica come avverrebbe con l’introduzione dell’elezione diretta del capo dell’esecutivo o del presidente della Repubblica". “La disaffezione dei cittadini verso le Istituzioni, l'astensionismo alle urne non si risolvono chiamandoli a scegliere ogni cinque anni un leader, ma facendoli partecipare quotidianamente alla vita politica del Paese, senza inseguire quei modelli presidenziali che - in Brasile, negli Usa, per altri versi anche in Francia - stanno dimostrando una grave fragilità democratica. Né va messo in discussione il ruolo della Presidenza della Repubblica che, grazie alla sua terzietà, è garanzia di equilibrio per tutti e per l'intero sistema".
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha poi concluso la discussione affermando: “La battaglia in difesa della Costituzione non è altra cosa rispetto alla battaglia sociale per tutelare i diritti del lavoro, il welfare universalistico, per cambiare il modello di sviluppo. Vanno tenute insieme, perché solo applicando fino in fondo la Carta costituzionale, solo rendendo protagonisti lavoratori e cittadini, attraverso partiti e forze sociali radicati e rappresentativi, possiamo costruire un modello produttivo ambientalmente e socialmente sostenibile".