Roma, 22 ottobre - “Chiediamo che il disegno di legge Sicurezza venga ritirato. Esprimiamo netta e convinta contrarietà rispetto ai principi generali e all’impianto complessivo del ddl: quanto prevede infatti appare in gran parte in contraddizione con fondamentali principi costituzionali e con la normativa europea. Oltre a mettere in discussione il legittimo diritto a dissentire, avrà gravi ricadute sulla possibilità di organizzare mobilitazioni collettive a difesa di interessi generali, come la difesa dell’occupazione e la risoluzione di gravi crisi aziendali”. È quanto ha dichiarato oggi la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione nel corso dell’audizione in Senato presso la Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia.

La dirigente sindacale ha dichiarato che “la criminalizzazione delle proteste pacifiche colpisce direttamente il diritto di sciopero e di manifestazione, compromettendo l’esercizio dei diritti sindacali, specialmente in contesti di crisi economica e sociale, dove il diritto al dissenso è uno strumento fondamentale per la difesa delle lavoratrici e dei lavoratori più vulnerabili. Le proteste sindacali rischiano di essere criminalizzate come ‘interruzione di pubblico servizio’ o ‘blocco stradale’, reati penali per le quali è previsto il carcere”.

“L’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene – ha sostenuto Ghiglione – non faranno altro che aggravare una situazione già insostenibile, senza risolvere i problemi di sicurezza e reinserimento sociale. Anche le madri con bambini piccoli – ha sottolineato – potrebbero essere costrette alla reclusione, con la conseguenza che i loro figli potrebbero crescere all’interno del carcere. Per la Cgil è inaccettabile, l’alternativa già prevista dalla legge, cioè la creazione di case-famiglia per le madri detenute con figli piccoli, deve essere realizzata al più presto”.

Per quanto riguarda le misure repressive introdotte nei confronti dei migranti, in particolare l'equiparazione dei centri di rimpatrio (CPR) alle carceri e l'applicazione delle stesse sanzioni previste per le rivolte carcerarie, anche nei casi di resistenza passiva, per la Cgil “rappresentano un approccio eccessivamente punitivo e vessatorio”. “Discriminatoria è poi la misura relativa all’acquisto di una SIM telefonica, per cui i cittadini migranti devono presentare il permesso di soggiorno oltre ai documenti standard richiesti a tutti gli altri”.

Per Ghiglione “la sicurezza non si ottiene inasprendo le pene e limitando la libertà di manifestare e dissentire delle persone, ma attraverso politiche sociali e di inclusione, che mirino a ridurre le cause strutturali del disagio sociale, come la povertà, la disoccupazione e l'emarginazione. Presupposti sui quali il Governo non investe. Proponiamo – ha quindi aggiunto – di aumentare gli investimenti nel welfare, potenziando il sistema di assistenza sociale e garantendo l'accesso ai servizi pubblici, che sono i veri strumenti per ridurre il disagio e migliorare la coesione sociale”.

“Per migliorare la sicurezza pubblica è inoltre prioritario intervenire sulle condizioni di lavoro del personale delle forze dell’ordine, invece - ha sottolineato la segretaria confederale - le assunzioni programmate dal Governo non copriranno nemmeno il turnover generazionale, e le risorse messe in campo per il rinnovo del contratto collettivo non permettono l’adeguato recupero del potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori in divisa. Anche in questo caso - ha concluso - da parte del Governo solo proclami”.