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Roma, 31 marzo – “I dati Istat certificano lo scenario allarmante di una glaciazione demografica, sono sintomatici di un Paese senza speranza e fiducia nel futuro, al quale non basta certo qualche bonus né tantomeno un retorico Ministero della Natalità. Ciò che serve con urgenza sono forti politiche strutturali per dare certezze, soprattutto ai giovani: la certezza di solide prospettive di lavoro e reddito; lavoro stabile e ben retribuito per consentire di formare una famiglia e decidere di avere dei figli; congedi adeguatamente remunerati e paritari; la certezza di una casa e di una rete di servizi per l'infanzia, a partire da asili nido diffusi nel territorio, accessibili e gratuiti”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.
“Il Governo appare però inerme, come dimostra l’incapacità di spendere i 3,6 miliardi del PNRR per asili nido e scuole dell’infanzia”, denuncia la dirigente sindacale. “A meno di 15 mesi dalla fine – ricorda citando il Report dell’Area Stato Sociale e Diritti della Cgil – è stato speso solo un quinto dei fondi; appena il 3,7% delle opere risulta completato e collaudato, mentre 868 progetti presentano ritardi. Per quanto riguarda la fase esecutiva, risultano in corso i lavori per 1.602 strutture (pari al 57,2% delle opere previste), ma ci sono ritardi evidenti e diffusi nell’esecuzione di un terzo dei progetti e, in particolare, nell’avvio dei lavori di esecuzione di 385 strutture (13,8%), a cui si aggiungono altre 629 opere con ritardi nella fine dei lavori (22,5)”.
Per la Confederazione “è ancor più preoccupante che i ritardi maggiori si evidenzino nelle Regioni più lontane dall’obiettivo del 33% dei posti nido da garantire entro il 2027. Uno scenario da scongiurare, così come da scongiurare è un’ulteriore rimodulazione che si traduca in tagli a questi obiettivi”.
Inoltre, resta il nodo della messa a regime: “la realizzazione di nuove strutture non è infatti sufficiente, servono le risorse correnti per garantirne il funzionamento e assunzioni per assicurare il personale necessario. Per raggiungere gli obiettivi prefissati servirebbero 200 mila assunzioni entro il 2030”.
“Anche la sanità – sottolinea infine Barbaresi – dovrebbe fare la sua parte: occorre garantire la piena funzionalità dei consultori, a cinquant'anni dalla loro istituzione, affinché mettano a disposizione percorsi nascita completi e percorsi per la salute nei primi 1.000 giorni di vita dei bambini e delle bambine di modo da garantirne il sano sviluppo e sostenere la genitorialità".