Roma, 31 gennaio - “Una sperimentazione partita malissimo che già dimostra tutte le sue problematicità. Si negano i diritti alle persone più fragili”. Così, in una nota, la Cgil nazionale, in merito alla sperimentazione della riforma della disabilità avviata il 1° gennaio 2025 in nove province (Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari, Trieste) e che dal prossimo anno dovrebbe partire su tutto il territorio nazionale.

Il D.lgs. 62/2024 spiega la Cgil “introduce una nuova ‘valutazione di base’, un procedimento semplificato attraverso il quale dovrebbero essere individuate le necessità di sostegno della persona con disabilità, ma le aspettative sono state deluse in pieno”. “Il procedimento valutativo di base - sottolinea la Confederazione - è passato in toto in mano all’Inps e sin da subito sono emersi problemi per la mancanza di strutture adeguate alle visite di accertamento, carenza di medici di medicina legale per le commissioni mediche valutative”.

Inoltre, “molte persone non sono nelle condizioni di presentare una domanda tramite il certificato medico telematico”. Per quanto riguarda poi il nuovo certificato medico introduttivo, che è esso stesso già domanda di accertamento, “sta creando problemi sia ai medici di medicina generale che alle persone. In pochissimi infatti sono riusciti ad averlo, ma in sua assenza si perdono le indennità economiche e diritti come l’accompagnamento. È inammissibile che la procedura non funzioni e che non ci siano strade alternative per garantire diritti e prestazioni a persone così fragili”.

La Cgil aggiunge che “nelle nove Province in cui è partita la sperimentazione, risultano azzerate le domande di invalidità”. Ricapitolando, “i certificati ad oggi inoltrati sono stati pochissimi, molte domande sono state bloccate, e l’assenza di risposte ha provocato il conseguente disorientamento e disagio per le persone e per le famiglie che hanno bisogno di ottenere il riconoscimento della condizione di invalidità e disabilità e di accedere al sistema di tutele economiche e prestazionali. La cosiddetta semplificazione amministrativa tanto annunciata è servita solamente ad allungare i tempi e a risparmiare sulla pelle dei più fragili”.

Quindi, secondo il sindacato di corso d’Italia "si parte male, mancano ancora alcuni fondamentali decreti attuativi della riforma stessa. Invece di fare annunci roboanti, sarebbe stato utile prestare la dovuta attenzione nel completare l’iter della riforma approvata a maggio 2024, occuparsi della gestione e dell’organizzazione per rendere efficace la sperimentazione dal 1° gennaio”.

“Riteniamo necessario che il Governo emani e finanzi i decreti ancora mancanti e l’Inps risolva immediatamente i problemi tecnici del proprio applicativo, che i medici di medicina generale siano messi in condizione di svolgere il proprio lavoro, e che i costi e le problematicità non ricadano più sulle persone. Avevamo già segnalato mancanze e rischi per l’attuazione della riforma, ma sono rimasti inascoltati perché Ministero e Istituto continuano pervicacemente ad evitare ascolto e confronto”, conclude la Cgil