Ddl Salva Milano: Cgil, modificare radicalmente suo impianto

Roma, 3 marzo – “Nel ribadire il nostro giudizio negativo, già espresso in audizione sia alla Camera che al Senato, su un disegno di legge profondamente sbagliato, chiediamo alle forze politiche di presentare entro il termine del 12 marzo emendamenti che consentano una modifica radicale del suo impianto”. Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi sul ddl Salva Milano.

Per la dirigente sindacale “bisogna riaffermare alcuni punti fermi che devono guidare lo sviluppo delle città, col ruolo centrale del pubblico nell’orientare le trasformazioni urbane, e la partecipazione dei cittadini, contrastando un mercato libero senza regole”.

Nello specifico, “è urgente una normativa di riordino complessivo della disciplina del settore, urbanistica e edilizia, per evitare che norme settoriali, motivate da situazioni particolari, assumano pericolosamente una dimensione nazionale. L’obiettivo – afferma – deve essere quello di rispondere alle esigenze di rigenerazione urbana, soprattutto nelle aree in cui sono maggiori le condizioni di disagio, le contraddizioni e le disuguaglianze sociali, economiche e di benessere. La visione deve essere complessiva, tenendo insieme riqualificazione edilizia, innovazione sociale, garanzia della fornitura di servizi, aspetti ambientali”.

“Al contrario – sottolinea Barbaresi – la normativa in discussione consente la realizzazione di interventi fortemente impattanti attraverso titoli abilitativi diretti e semplificati (SCIA), senza il ricorso a strumenti urbanistici di attuazione e senza adeguato corrispettivo economico, in una fase caratterizzata da forti tagli agli Enti locali. Alla necessità di una visione organica che guidi le scelte, il Governo risponde con previsioni addirittura commissariali per il risanamento di ambiti più fragili, riproponendo il ‘modello Caivano’, in deroga alle disposizioni ordinarie e alla normativa vigente, senza un confronto con le comunità locali per un percorso collettivo e condiviso”.

“Nella previsione di nuovi interventi di edilizia abitativa – ribadisce la segretaria confederale della Cgil – è necessario partire dai reali bisogni della popolazione cui le abitazioni devono essere destinate, soprattutto delle fasce più deboli. Esiste un’emergenza cui non si dà risposta. Si annunciano periodicamente Piani casa per l’edilizia residenziale pubblica, ma senza fondi adeguati, procrastinati nel tempo e privi di organicità. Il Governo – conclude – non si dimostra all'altezza nemmeno su questo fronte. Tale inadeguatezza, se non corretta, rischia di produrre gravi danni da oggi e per gli anni futuri”.