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Roma, 8 settembre - “Siamo in attesa della pubblicazione del 'Decreto Sud', ma da quanto dichiarato ieri nella conferenza stampa del Governo e dalle anticipazioni circolate in queste ore, è possibile esprimere una prima valutazione: è una misura contro il Mezzogiorno”. Così il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.
Per il dirigente sindacale: “Dopo l'Autonomia differenziata, l'abolizione del reddito di cittadinanza, il no al salario minimo, la revisione del Pnrr, tutte scelte che danneggiano e danneggeranno principalmente il Meridione, anche quest'ultimo provvedimento, nonostante il titolo, va contro gli interessi dei cittadini che vivono nell'area più in difficoltà del Paese”.
“L’utilizzo delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione, per compensare quanto verrà tagliato con la cancellazione di molti progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è - spiega Ferrari - il classico gioco delle tre carte, perché già destinate per l'80% allo sviluppo del Sud. Si cancellano con un tratto di penna le otto Zes (Zone economiche speciali) esistenti, per farne una unica, che è come non averne nessuna”. “In entrambi i casi, tutte le decisioni e la governance vengono centralizzate a Palazzo Chigi, marginalizzando i territori. Evidentemente, il Ddl Calderoli è pensato ad esclusivo beneficio delle Regioni settentrionali, a cui si vogliono aumentare poteri, risorse e competenze, mentre per quelle meridionali si prevede di ridurli brutalmente”.
“L'esecutivo non ha idee, non ha una strategia, non investe sul Mezzogiorno. Soprattutto - conclude Ferrari - non ha alcuna intenzione di risolvere la sua crisi sociale sempre più acuta e in questo modo danneggia l'intero Paese, che ha bisogno, per crescere in maniera solida e strutturale, di ridurre diseguaglianze e divari territoriali, e di rilanciare innanzitutto le aree più svantaggiate”.