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Roma, 27, dicembre - “Preoccupa e sconforta la decisione del ministro dell’Interno e della ministra per la Famiglia di mantenere la dicitura padre e madre nelle carte di identità”. Così in una nota Sandro Gallittu, Ufficio nuovi diritti Cgil.
“Lo scorso mese il Tribunale di Roma - ricorda Gallittu - aveva accolto il ricorso di due donne, madri di una bambina, che chiedevano il ripristino della dicitura genitori, così come era previsto prima del 2019, ma il Viminale e il ministero della Famiglia hanno deciso di lasciare tutto così”.
“La dicitura che fa riferimento al genere dei due genitori - sottolinea Gallittu - costringe infatti i genitori stessi (e l’ufficiale di stato civile) a un’alternativa tra il commettere un falso ideologico o rinunciare al documento di identità, con conseguente limitazione del diritto del minore e dei suoi genitori alla libera circolazione. Due principi, quello dell’interesse superiore del minore alla vita familiare e a veder riconosciuti entrambi i genitori e quello alla libera circolazione nello spazio europeo, richiamati sia dalla Corte Costituzionale sia dalla Commissione Europea”.
“Avevamo, dunque, salutato con estremo favore - prosegue Gallittu - la sentenza del Tribunale che imponeva il ritorno alla dicitura pienamente inclusiva di genitori, mettendo fine a una posizione soltanto ideologica e lesiva dei diritti del minore e dei genitori coinvolti. Ora invece la ministra della Famiglia, invita chi si sentisse leso nei suoi diritti dalla dicitura madre e padre a fare ricorso”.
“È’ evidente - conclude Gallittu - che ci troviamo di fronte da un lato a un palese tentativo di dissuasione e dall’altro a una inaccettabile violazione del principio di uguaglianza di fronte alla legge: considerato che il costo per promuovere un’azione legale di questo tipo va dai 6 ai 12 mila euro, è evidente che moltissimi genitori saranno costretti a rinunciare.
Riteniamo pertanto irricevibile una posizione di questo genere e auspichiamo un ripensamento che si faccia carico in maniera piena e uguale per tutte e tutti del principio contenuto in quella pronuncia e nelle richiamate sentenze della Consulta: quel che deve essere tutelato è il superiore interesse del minore alla vita familiare a al riconoscimento di entrambe le figure genitoriali, oltre al diritto alla libera circolazione suo e della sua famiglia”.