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Roma, 11 giugno - "La strada della decretazione d'urgenza adottata dal governo Meloni anche in materia di sicurezza dimostra, da un lato, l'incapacità di programmare per tempo grandi eventi come il G7 di Brindisi e, dall'altro, il tentativo costante di militarizzare la sicurezza, strizzando l'occhio a quelle sirene conservatrici che vorrebbero portare il paese agli anni che hanno preceduto la grande riforma civile e democratica della legge 121/81". Lo affermano, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione e il segretario generale del Silp Cgil Pietro Colapietro.
"Prevedere per decreto, alla vigilia di un vertice internazionale di grande importanza come quello che si terrà in Puglia nei prossimi giorni, l'incremento di 1.500 unità delle forze armate per il controllo del territorio, oltre alla paventata possibilità che i militari rivestano anche la qualifica di agenti di pubblica sicurezza - spiegano i sindacalisti - è inaccettabile in un grande paese civile e democratico come l'Italia".
Per Ghiglione e Colapietro "l'ipotesi di affidare ai militari compiti di sicurezza interna, normalmente in capo a poliziotti, carabinieri, finanzieri e penitenziari, pur prevista in via eccezionale e con limitazioni dal decreto legge 23 maggio 2008, n. 92, poi convertito in legge 24 luglio 2008, n. 125, rappresenta una strada inaccettabile e propagandistica, dove l'unico interesse è quello della sicurezza percepita".
"Lo svolgimento di compiti di controllo del territorio, di prevenzione e repressione dei reati - concludono - presenta peculiarità tali da richiedere specifiche competenze nella formazione e nell'addestramento che non sono tipiche, in relazione alla mission istituzionale, del personale militare, abituato a scenari di guerra e non urbani. Personale che sarebbe adatto piuttosto alla vigilanza di siti e obiettivi sensibili, impieghi che invece vedono spesso l'utilizzo di personale delle forze di polizia, sottratto così al controllo del territorio".