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Roma, 24 marzo - “Il rapporto dell'Ilo sui salari conferma le criticità che da tempo denunciamo e la necessità di una vera e propria vertenza sui salari”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
“Sulle tendenze di lungo periodo, dal 2008 al 2024, - sottolinea il leader della Cgil - si evidenzia una perdita per i salari in Italia dell’8,7%, superiore a quella degli altri Paesi che hanno un’economia confrontabile con la nostra, con effetti particolarmente gravi sulle lavoratrici e sui lavoratori a basso salario. Nel 2024 si registra un’inversione di tendenza, conseguenza anche dei rinnovi di tanti contratti collettivi, che però non compensa la fiammata inflattiva degli anni 2022 e 2023”.
Questi elementi chiamano in causa, secondo Landini, sia il Governo che il sistema delle imprese: “Infatti, il Governo pretende di rinnovare i contratti pubblici praticando l’abbassamento dei salari stanziando un terzo dell’inflazione del periodo. Per questo non abbiamo sottoscritto quei contratti e rivendichiamo la riapertura di un reale confronto. Inoltre, l’Esecutivo non prende in considerazione la detassazione degli aumenti salariali come da tempo chiediamo e non combatte il dumping attraverso una legge sulla rappresentanza, né sostiene la contrattazione attraverso l’introduzione del salario minimo”. “Le imprese, invece, - aggiunge Landini - devono garantire il rispetto dei tempi del rinnovo dei contratti e prevedere aumenti salariali ben oltre l’inflazione per recuperare anche le perdite dei periodi pregressi e redistribuire la produttività”. “Ci batteremo affinché i contratti vengano rinnovati per garantire giusti salari, diritti e tutele, a partire dallo sciopero nazionale del metalmeccanici di venerdì prossimo, 28 marzo”, conclude il segretario generale della Cgil.