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Roma, 21 novembre – “Apprendiamo da notizie di stampa che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sarebbe in procinto di ‘dare forma a un nuovo modello di gestione e coordinamento delle vertenze aziendali’ attraverso un rafforzamento delle strutture regionali per la gestione delle crisi aziendali, che si occuperà delle aziende sotto i 250 dipendenti. Non solo riteniamo grave che una scelta del genere venga fatta senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, ma se fosse confermata al Ministero verrebbero affrontate solo una piccola parte delle crisi, replicando l’errore fatto anche dal Ministro del Governo precedente”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
Il dirigente sindacale spiega infatti che “fissare esclusivamente il numero dimensionale degli occupati a 250 non risponde alla complessità del tessuto produttivo italiano: in Italia sono censite oltre 251.000 piccole e medie imprese che spesso producono in settori strategici, e che rischiano di fatto di lasciare senza tutele, o con tutele differenti, lavoratori di imprese multilocalizzate che insistono su territori diversi”.
Per Gesmundo “se confermata, la scelta del Ministro Urso rappresenterebbe l’ennesimo disimpegno del Governo sul tema della crisi dell’industria italiana, ormai segnata da 20 mesi consecutivi di calo della produzione. Sottrarsi al proprio ruolo di governo nella gestione delle tante crisi aziendali in un momento così delicato è una scelta gravissima, accentuata oltremodo dal palese tentativo di scaricare tutto il peso della crisi sulle Regioni, che si troverebbero a gestire situazioni complesse e spesso transnazionali senza alcuno strumento e senza nessuna visione strategica d’insieme”.
“È un goffo tentativo di liberare il Mimit dalle sue precise responsabilità – prosegue – che fa da contraltare alle stesse dichiarazioni del Ministro Urso che, poche settimane fa, alla presentazione del suo Libro Verde sulle politiche Industriali ha affermato che lo ‘Stato deve agire come stratega, tenendo conto di quelle che sono le caratteristiche e le priorità del sistema Paese’. Si enunciano principi condivisibili nelle occasioni pubbliche e, nei fatti, si opera in direzione esattamente contraria, frammentando ulteriormente gli interventi e accentuando la mancanza di una visione di insieme”.
“Oltretutto con Cisl e Uil – ricorda Gesmundo – nel giugno scorso abbiamo scritto al Ministro per richiedere un Osservatorio istituzionale semestrale utile a monitorare l’andamento delle crisi, in termini quantitativi e qualitativi; che tenesse l’elenco dei settori coinvolti; che approfondisse i bacini occupazionali da tutelare, con particolare riferimento all’indotto e agli appalti delle aziende in difficoltà. Non ci è mai arrivata risposta. Tale confronto – sostiene – è a nostro avviso indispensabile per prevedere le necessarie azioni di sostegno ai lavoratori e alle politiche industriali nei settori attraversati da crisi, invece di scaricare le crisi sulle sole Regioni”.
“Invece, ancora una volta, assistiamo a comunicazioni date alla stampa su scelte governative che avvengono senza il confronto con le parti sindacali che si trovano quotidianamente a supportare i lavoratori e che hanno sicuramente un contributo da dare nella gestione delle crisi. È anche per queste ragioni, per far ascoltare la voce dei lavoratori che il Governo non intende ascoltare – conclude il segretario confederale – che sciopereremo insieme alla Uil il 29 novembre”.