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Roma, 22 luglio - “Un incontro dall’esito insoddisfacente. Siamo di fronte a un’inflazione da profitti delle imprese che, negli ultimi due anni, ha ridotto in maniera drammatica il potere di acquisto di salari e pensioni per una quota che oscilla tra il 15 e il 20%. Un’inflazione scaricata per intero su lavoratori e pensionati, che sta impoverendo milioni di persone”. Ad affermarlo il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari al termine dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e una delegazione del Governo.
Secondo il dirigente sindacale: “Per porre rimedio a questa situazione non c'è alternativa a tassare gli extra profitti e aumentare i salari, attraverso il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, compresi quelli di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici, di cui il Governo ha diretta responsabilità e sui quali non ha ancora messo un euro, e la leva fiscale (conferma decontribuzione, indicizzazione all’inflazione delle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, detassazione degli incrementi salariali nazionali)”.
“Il Governo purtroppo - aggiunge Ferrari - sta facendo poco o nulla di quello che serve. Nel corso di quest’anno ha assunto provvedimenti che hanno peggiorato ulteriormente la situazione, depotenziando o lasciando decadere i quattro decreti aiuti che, nel 2022, avevano previsto: un'indennità una tantum complessiva di 350 euro per lavoratori e pensionati; il bonus sociale energia per le famiglie in difficoltà; il rifinanziamento del fondo affitti; l'azzeramento degli oneri di sistema per le famiglie sui beni energetici e la riduzione dell'Iva; il taglio delle accise sui carburanti”.
“Appellarsi adesso al buon cuore delle imprese, sottoscrivendo accordi totalmente generici e non vincolanti, non produrrà alcun risultato tangibile. E questo - conclude il segretario confederale della Cgil - non sarà solo un problema per chi vive di lavoro o di pensione, ma dell'intero sistema economico che, oltre alle difficoltà dell’export, sta subendo una rilevante compressione della domanda interna”.