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Roma, 8 febbraio - "Il ministro Salvini eviti giri di parole e ripristini la dotazione del Fondo di perequazione infrastrutturale. A noi interessa la sostanza. E la sostanza oggi è che i 3,5 miliardi di euro del Fondo sono stati azzerati”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo commenta l’azzeramento in Legge di Bilancio 2024 delle risorse del Fondo di perequazione infrastrutturale.
“Se l’iter non era stato definito – prosegue il dirigente sindacale – il Ministro ci spieghi che fine ha fatto lo schema di DPCM del Ministero della Coesione, frutto di un lavoro effettuato tra i due dicasteri (MIT e Ministero Coesione) e Istat e che avrebbe dovuto concludere il suo iter politico e amministrativo attraverso il passaggio in Conferenza Unificata”.
Per Gesmundo, come già sottolineato dalla Filt Cgil, “il ripristino di quelle risorse, necessarie all’attivazione degli investimenti per colmare il gap infrastrutturale, ma anche sanitario, assistenziale e scolastico che determina una ingiustificabile disparità di accesso ai servizi in favore dei cittadini del Mezzogiorno, costituisce una premessa indispensabile per la riflessione in corso sui fabbisogni standard e sui livelli essenziali delle prestazioni che l’Esecutivo ha promesso ai cittadini italiani. Il governo Meloni pensa all’autonomia differenziata, ma vuole realizzarla contro il Mezzogiorno, senza garantire il riequilibrio infrastrutturale tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale, soprattutto nei trasporti".
“Gestire gli stessi livelli essenziali in Regioni a bassa spesa storica a finanza invariata, come prevede la Legge quadro Calderoli, senza un meccanismo perequativo robusto e rapido rischia di accentuare le disparità regionali esistenti, e questo – conclude il segretario confederale della Cgil – è un esempio evidente”.