Roma, 24 settembre - “I dati dell’Inps confermano la necessità di risposte urgenti per il mondo del lavoro, la previdenza e le politiche sociali, e al contempo evidenziano le gravi lacune nell'approccio di questo Governo”. È quanto si legge in una nota della Cgil nazionale a commento del XXIII Rapporto Annuale dell’Istituto di Previdenza Sociale, presentato questa mattina.

Innanzitutto, dal Rapporto si evince che “permangono preoccupanti segnali di precarietà e disuguaglianze, specialmente per i giovani e le donne. Il sistema continua a mostrare difficoltà nella creazione di posti di lavoro stabili e di qualità, fondamentali per una crescita sostenibile del Paese”. Per questo la Cgil ribadisce “la necessità di riorientare le politiche verso una maggiore qualità e stabilità occupazionale, diversamente da quanto in realtà stanno praticando in tutti gli ultimi interventi legislativi, tra misure spot e maggiore precarietà e flessibilità normativa. La vera sfida è il contrasto alle condizioni di lavoro povero che marginalizzano in particolare giovani, donne e soggetti più vulnerabili”.

Inoltre, “l’universalismo degli ammortizzatori sociali è un percorso avviato ma non concluso, considerando lavoratrici e lavoratori ancora esclusi da adeguate tutele, con part- time ciclici, lavoro autonomo o parasubordinato, soprattutto in settori stagionali e discontinui”.

Per quanto concerne i dati sulle misure di sostegno alla genitorialità e alle famiglie, elementi cruciali in un contesto di grave denatalità, per la Confederazione l’introduzione dell’Assegno Unico Universale è stata “una scelta importante”. Ha riguardato 6 milioni di nuclei familiari e 10 milioni di figli, con assegni erogati per 10 miliardi di euro nel primo semestre 2024. “Tuttavia - si sottolinea nella nota - come abbiamo già denunciato, la misura necessita di correttivi significativi, in particolare per estendere la copertura ai minori e alle famiglie attualmente escluse, come ad esempio i lavoratori i cui figli non risiedono in Italia, e per eliminare le penalizzazioni che hanno colpito soprattutto le lavoratrici dipendenti. È paradossale che il Governo, che continua a dichiarare di voler sostenere la natalità, perseveri nell’escludere parte della popolazione dall’unico strumento strutturale disponibile. Servono misure forti, come congedi paritari e ben remunerati, servizi di cura e educativi per l’infanzia universali e gratuiti, e politiche che garantiscano stabilità lavorativa e qualità”.

Il rapporto evidenzia che l'Assegno di Inclusione ha raggiunto 695 mila nuclei familiari, per un totale di 1,7 milioni di persone, “una cifra dimezzata rispetto a chi percepiva il Reddito di Cittadinanza nel 2023”, fa notare la Cgil. “Questa riduzione è un chiaro segno di risparmio sui più deboli. Se l’obiettivo del Governo era quello di tagliare sui poveri e sulle persone in difficoltà, possiamo affermare che ha avuto un successo pieno”.

Sul fronte della previdenza, la spesa pensionistica è in equilibrio, ma le incognite legate allo scenario demografico, con l’aumento dell’età media della popolazione, il calo della natalità e la riduzione della popolazione attiva, “rappresentano una sfida importante”. “La Cgil ritiene che il Governo debba affrontare queste problematiche con maggiore attenzione, anche attraverso politiche sull'immigrazione che possano contribuire a bilanciare il rapporto tra pensionati e contribuenti. Allargare la base contributiva, migliorando le condizioni di lavoro e aumentando i salari, è essenziale per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico”.

Infine, la Confederazione ritiene “doveroso denunciare come la presentazione di oggi sia l’ennesimo esempio di una gestione proprietaria dell’Istituto da parte del Governo. La Ministra Calderone e il Presidente Fava - si spiega infatti - hanno omesso qualsiasi riferimento al confronto con le parti sociali, evidenziando un chiaro disinteresse verso il dialogo con chi rappresenta i lavoratori e i pensionati di questo Paese. E anche con il CIV, che costituisce uno dei pilastri fondamentali della governance duale dell’Istituto, in quanto rappresenta le parti sociali e si occupa di vigilare sul corretto funzionamento dell’ente, garantendo trasparenza, efficienza e una gestione equilibrata delle risorse pubbliche”.

“Siamo di fronte ad una gestione proprietaria di un ente dal fondamentale ruolo sociale, volta a nascondere e omettere le problematiche reali che lo affliggono, con conseguenze inevitabili che si ripercuotono sulle lavoratrici e sui lavoratori, ovvero su chi costruisce giorno per giorno con il proprio impegno il valore dell'Istituto. Questo approccio - conclude la Cgil - promuove una narrazione distorta, ignorando le vere condizioni e i bisogni dei cittadini, che richiedono risposte concrete alle molte criticità presenti nel mercato del lavoro, nel sistema previdenziale e nelle politiche sociali”.