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Roma, 7 maggio – “Ancora una volta l’Istat certifica un’emergenza che deve essere affrontata urgentemente: 13,4 milioni di persone sono a rischio povertà ed esclusione sociale, e seppur in calo rispetto all’anno scorso per l’aumento dei redditi nominali delle famiglie, che subiscono però una netta flessione in termini reali perché erosi dall’inflazione, resta un dato allarmante”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.
“Inoltre, aumenta in misura preoccupante la popolazione in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, 2,8 milioni di persone, soprattutto al Centro e al Sud. In questo scenario – prosegue la dirigente sindacale – l’autonomia differenziata aggraverà ulteriormente la situazione nel Mezzogiorno, dove anche l’incidenza della povertà è maggiore, e le diseguaglianze nel Paese sono destinate ad aumentare”.
Per Barbaresi “si diventa poveri anche perché non ci sono adeguate politiche di contrasto ai fattori che determinano la povertà, politiche inclusive fatte di percorsi che prendano in carico e supportino le persone ad uscire dalla marginalità, che permettano ai servizi pubblici di occuparsi dei bisogni complessi delle persone e delle famiglie disagiate, bisogni non solo economici ma anche abitativi, sociali, sanitari, educativi, assistenziali”.
“Il Governo Meloni – ricorda la segretaria confederale – non solo ha cancellato il Reddito di Cittadinanza, facendo dell'Italia l'unico Paese in Europa a non avere più una misura di contrasto della povertà di carattere universale, ma è contro il salario minimo, ha azzerato i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole, e non investe nell’edilizia residenziale pubblica”.
Barbaresi si sofferma poi su “un sostegno importante alle famiglie, l’Assegno Unico Universale per i Figli (AUUF), una misura dalla Cgil sempre sostenuta e che ha riguardato 7,8 milioni di beneficiari. Tuttavia – sottolinea – non si può trascurare quella fascia sia pur limitata di famiglie che nel passaggio dal vecchio sistema degli ANF al nuovo ha subito delle perdite economiche. Tra loro particolarmente grave è la situazione delle persone migranti con nucleo familiare nel paese di residenza, che rimangono escluse dalla nuova misura: un vulnus che da tempo chiediamo che venga affrontato e risolto”.
“Rendere esigibile il diritto di tante persone all’inclusione sociale, economica e a una condizione di vita migliore – conclude – è una priorità per il nostro Paese”.