Roma, 30 gennaio - “L’aumento complessivo delle ore di cassa integrazione a dicembre 2024 (507.018.459), +20% rispetto a dicembre 2023, ci preoccupa ma non ci stupisce considerando l'aumento delle crisi industriali, il calo della produzione e l’assenza di una visione di politica industriale e di sviluppo per il Paese. Continuiamo a sostenere che gli ammortizzatori da soli non sono risolutivi e il carattere delle crisi e delle transizioni è tale da far emergere il bisogno di interventi di sistema e sostegni capaci di accompagnare e includere lavoratrici e lavoratori diretti, dell’indotto e degli appalti”. Lo afferma, in una nota, la Cgil nazionale in merito ai dati Inps sulla Cassa Integrazione Guadagni.

La Confederazione sottolinea che “crescono Cigo (+42,82%) e Cig in deroga (+ 33%), e si evidenziano alcune preoccupanti situazioni territoriali connesse alle vocazioni settoriali di alcune regioni, che confermano le crisi di settore, di comparto e di sistema che denunciamo da tempo. Il ricorso a questi ammortizzatori è cresciuto di oltre il 50% in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo (+231.20%), Campania, Puglia, e complessivamente del 56.51% nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda i settori i più colpiti sono quelli dell’automotive, del credito, del commercio e della moda”.

Per la Cgil “il report dell’Osservatorio e il relativo comunicato stampa dell’Ente aggiungono elementi di forte perplessità: la presunta ‘resilienza del mercato del lavoro italiano’ e ‘del sistema imprenditoriale e produttivo’, l’uso della CIGS con causale solidarietà interpretato come ‘trend di adattamento del sistema’ e soprattutto l’evidenza data solo ai dati del tiraggio e non alle problematiche evidenti, offrono una lettura parziale e distorta della realtà”.

“A fronte di tutto ciò, anche alla luce delle due grandi transizioni in corso, - sottolinea il sindacato di corso d’Italia - crediamo serva una rilettura dei dati che restituisca la reale situazione delle lavoratrici e dei lavoratori e soprattutto non possono essere più rimandate scelte di politiche industriali e di sviluppo adeguate per il paese anche in una strategia europea. Non è più rinviabile una riflessione sulla complessità delle crisi e delle trasformazioni, sui bisogni di tutela delle persone a rischio di perdita del lavoro e di rioccupazione per chi lo ha già perso”, conclude la Cgil.