Lo scorso maggio, con sentenza pubblicata i primi di luglio, il Giudice delle indagini preliminari ha disposto l’archiviazione per una querela del Ministro Matteo Salvini, proposta nei confronti dell’allora Segretario nazionale CGIL Giuseppe Massafra.

Il Ministro si lamentava per una dichiarazione del Segretario Massafra in merito al nuovo codice degli appalti nella quale egli sosteneva che: “quella di Salvini non può più essere considerata una follia. È piuttosto un disegno lucido che regala alle mafie e alla corruzione spazi enormi di agibilità”.

Portando la vicenda in sede penale era evidente il tentativo di intimidire la nostra organizzazione e un suo dirigente, nella forte opposizione che facemmo, che continuiamo e continueremo a fare nei confronti di provvedimenti sbagliati e dannosi, che indeboliscono gli strumenti di contrasto alle organizzazioni criminali in particolare di stampo mafioso.

La sentenza emessa dalla dottoressa Calegari è chiara: il procedimento penale andava archiviato perché: “Massafra, in quanto dirigente sindacale, rappresenta un interlocutore e anche una controparte nel dialogo politico con le istituzioni e la frase da lui espressa, seppur aspra e severa, costituisce una mera disapprovazione dell’emendamento proposto. Risulta dunque chiaro che l’opinione si riferisce al testo legislativo e non racchiude alcuna volontà diffamatoria”.

Era il 2019, oggi le ragioni di questo nostro giudizio, aspro e severo, sono ulteriormente rafforzate. Lo ribadiamo: se si liberalizzano il sub-appalto a cascata e gli affidamenti diretti, se si colpiscono reati quali l’abuso di ufficio, se si limitano le intercettazioni e la libertà di stampa, ci si priva degli strumenti necessari al contrasto delle infiltrazioni criminali e mafiose.

Inoltre, negli appalti si annidano forme di grave sfruttamento, il non rispetto dei diritti di lavoratrici e lavoratori e della loro sicurezza. Nei meccanismi di appalto e sub appalto si muore.

Pertanto, continueremo a lottare per cambiare questi provvedimenti, affermeremo sempre che la legalità, la trasparenza, la garanzia dei diritti di lavoratrici e lavoratori, sono i capisaldi della lotta alle mafie e non devono essere indeboliti.