Roma, 16 ottobre - “Avendo deciso di non andare a prendere i soldi dove sono: extra profitti (no, quelli di banche e assicurazioni non sono stati tassati neanche questa volta), profitti, grandi ricchezze, evasione fiscale (che invece continua a essere incentivata), per rispettare i parametri del nuovo Patto di Stabilità risulterà inevitabile tagliare risorse sia al welfare universalistico, che per i lavoratori rappresenta salario indiretto, sia agli investimenti pubblici, fondamentali per fermare un declino economico che ci ha già regalato 19 mesi consecutivi di calo della produzione industriale”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.

“Inoltre - prosegue il dirigente sindacale - il Governo continua a rivendicare di non voler aumentare le tasse. Neanche questo è vero e ce ne renderemo conto a breve, quando saranno resi noti i dettagli della manovra; ma intanto va denunciata l’ingiustizia di quanto sta accadendo, ossia che chi vive di reddito fisso tra gennaio e agosto del 2024 ha pagato oltre 10 miliardi di Irpef in più (il famoso ‘tesoretto’, o una sua buona parte, di cui si è parlato anche oggi in conferenza stampa). Continuando così, i lavoratori pagheranno di tasca propria quasi tutti i benefici derivanti dalla decontribuzione e dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef”.

Per il segretario confederale: “Più che un reale sostegno a chi ha sofferto un brutale impoverimento a causa di un’inflazione da profitti, cui non è stato posto alcun rimedio, questa operazione (che non mette in tasca un euro in più ai lavoratori rispetto all’anno in corso) somiglia a una furbesca partita di giro. E che non ci sia alcuna intenzione di far recuperare a lavoratrici e lavoratori il potere d’acquisto perso negli ultimi anni, lo dimostrano i fondi assolutamente insufficienti (appena un terzo rispetto all’inflazione cumulata) per il rinnovo dei contratti 2022 – 2024 di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici”.

“Infine, ma non per ordine di importanza - aggiunge Ferrari - c’è il tema della previdenza, su cui l’Esecutivo è passato dalla promessa di cancellare la legge Monti - Fornero al perseguire l’obiettivo di allungare l’età lavorativa a 70 anni e oltre”.

“Tutto questo è stato deciso senza neppure convocare le parti sociali, a conferma della volontà di non tenere in alcuna considerazione chi rappresenta lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, che pagheranno il prezzo di una lunga stagione di austerità selettiva scaricata per intero sulle loro spalle. Per evitare che ciò accada - conclude Ferrari - metteremo in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a cambiare il segno di una politica economica che non danneggia solo le fasce popolari, ma compromette le prospettive di sviluppo dell’intero Paese”.