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Roma, 9 agosto - “A fronte di quanto accaduto, ancora una volta nel Mediterraneo, il cordoglio non basta, non bastava e non basterà. Sono ulteriori morti che dovevano essere evitati e che richiamano nuovamente alla responsabilità di affrontare diversamente il tema dell’immigrazione”. Così la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli in merito al naufragio nel canale di Sicilia.
“Purtroppo - sottolinea la dirigente sindacale - con l’ennesimo naufragio di un barchino salpato proprio dalle coste tunisine, il memorandum firmato dall’Unione Europea con la Tunisia dimostra, se ce ne fosse bisogno, tutta la sua inefficacia, inutilità e pericolosità”.
Per la Gabrielli: “Queste politiche e questo orientamento vanno cambiati seriamente, e non a parole. Affinché il Mediterraneo non si trasformi "in una sorta di grande cimitero" come affermato dal Ministro Tajani, in occasione della giornata di commemorazione di Marcinelle, simbolo della storia della emigrazione italiana, occorre ripartire dal valore della vita umana e dalle condizioni di queste persone in fuga dai loro Paesi. La drammatica realtà però è che, colpevolmente, il Mediterraneo è già diventato il mare dove si sono interrotte le vite di troppe persone invece che farci carico della loro tutela, della loro sicurezza, della loro accoglienza. Se c’è una emergenza, soprattutto dopo il Decreto Cutro, è quella di contrastare un sistema che non funziona in quanto inefficace e inadatto al rispetto della vita, della dignità delle persone e per costruire un sistema vero di accoglienza e integrazione” e su questo prosegue la nostra azione come Cgil; obiettivi che riguardano l’Italia e l’intero quadro europeo e senza i quali tutto si consuma solo nel cordoglio per l’ennesimo drammatico naufragio”, conclude la segretaria confederale Cgil Maria Grazia Gabrielli.