Roma, 1 luglio - “Non stupisce affatto, e non è casuale, che a subire molestie sul luogo di lavoro siano soprattutto le donne e che a metterle in atto siano in larga percentuale colleghi maschi, non raramente ‘superiori’ o datori di lavoro. È lo squilibrio di ‘potere’ e il permanere di una cultura che oggettivizza le donne, relegandole a ruoli stereotipati, a creare terreno fertile per questa specifica tipologia di molestia”. Così la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione commenta i dati diffusi questa mattina dall’Istat.

“Le donne, infatti - prosegue la dirigente sindacale - sono più discriminate, precarie e ricattabili nel mercato del lavoro: anche per questa ragione, i nostri referendum, che perseguono lo scopo di rendere il lavoro più sicuro, stabile, tutelato e dignitoso, possono determinare un netto miglioramento delle condizioni generali delle lavoratrici, anche per prevenire e contrastare ogni forma di molestia e violenza”.

Per Ghiglione è poi “fondamentale favorire l’acquisizione di consapevolezza e cambiare la cultura sessista e patriarcale, spesso presente nei luoghi di lavoro, anche al fine di contrastare la colpevolizzazione delle donne vittime di molestie. La formazione è quindi necessaria: da tempo stiamo chiedendo di inserire un modulo specifico per il contrasto alla violenza e alle molestie, nella formazione obbligatoria su salute e sicurezza. Che esista tale necessità lo evidenzia il fatto che il 64,8% delle donne intervistate dichiara di non sapere a chi rivolgersi in caso di molestie sul lavoro. La percezione di mancanza di punti di riferimento e di supporto - sostiene la segretaria confederale - rende ancora più difficile per le vittime far emergere e denunciare gli abusi. Per questo formare il personale, le delegate e i delegati sindacali e creare contesti di lavoro ‘protetti’ e non giudicanti deve essere uno specifico impegno del sindacato”.

“Proprio a partire da tutte queste specificità - aggiunge - riteniamo si debba introdurre una specifica fattispecie riguardante le molestie sul lavoro”.

“Dobbiamo constatare - conclude Ghiglione - che a fronte di queste necessità l’impegno del Governo va in tutt’altra direzione. Si cerca infatti di relegare le donne al ruolo di madri e mogli, anche attraverso pesanti ingerenze che riguardano la loro autodeterminazione, senza nessun investimento concreto per promuoverne la piena partecipazione nella vita economica, sociale e politica del Paese. Un’idea di Paese che la Cgil contrasta e contrasterà sempre”.