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Roma, 26 febbraio - “Il nuovo decreto omnibus sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che il Consiglio dei Ministri si appresta a varare, giunge dopo un lungo e tortuoso percorso caratterizzato da una totale opacità dei processi decisionali e una partecipazione pari a zero del Parlamento e delle parti sociali”. Lo afferma, in una nota, il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.
“Nel merito - prosegue Ferrari - abbiamo avuto già modo di esprimere le nostre forti critiche sui contenuti della nuova versione del Pnrr. Dalla bozza in circolazione emergono ulteriori scelte preoccupanti e sbagliate”. Secondo il dirigente sindacale “particolarmente grave è la scelta, preannunciata dal ministro Fitto, di prevedere l’applicazione delle clausole occupazionali sull’obbligo di assunzione di giovani sotto i 36 anni e di donne (ai quali andrebbe riservato almeno il 30% dei nuovi posti di lavoro creati) unicamente per i futuri bandi finanziati dal Pnrr. I progetti in essere, dal valore di oltre 67 miliardi di euro, sono infatti esclusi da questo obbligo. Un vero e proprio tradimento della più importante priorità trasversale del Piano, che riguarda le pari opportunità generazionali e di genere”.
Inoltre, sottolinea Ferrari “la copertura degli interventi gestiti dagli Enti Locali, cancellati o ridimensionati nella nuova versione del Pnrr, a quanto pare, dopo una lunga diatriba tra i ministri competenti, trova una soluzione inaccettabile: si utilizzano in gran parte le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (circa 6,7 miliardi), che vengono di fatto scippate soprattutto alle regioni del Mezzogiorno. Si tratta di scelte politiche che contribuiranno ad ampliare i divari tra i territori del Paese”. “Ancora - prosegue il segretario confederale - si taglierebbero 729 milioni per gli ospedali sicuri e sostenibili (Piano Complementare al Pnrr); 735 milioni per gli investimenti assegnati ai comuni, relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio; oltre 1 miliardo di euro del fondo del ministero degli Interni per investimenti a favore dei comuni; 400 milioni dai contratti di sviluppo. Ulteriori 3,8 miliardi troverebbero copertura con il Piano Complementare”.
“Si confermerebbe in questo modo un approccio sostanzialmente burocratico a problemi che, invece - conclude Ferrari - richiederebbero reali processi democratici e partecipativi”.