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Roma, 19 luglio - “Un metodo di confronto occasionale, estemporaneo, senza elementi di merito precisi per esprimere una valutazione compiuta. A queste condizioni, non possiamo parlare di governance partecipata, prevista dalla legge e dai regolamenti europei, che dovrebbe garantire un dialogo preventivo con le parti sociali”. Ad affermarlo il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari al termine della riunione della cabina di regia del Pnrr a Palazzo Chigi.
“Siamo fortemente preoccupati - aggiunge il dirigente sindacale - per i ritardi accumulati e per la condizione di stallo e di incertezza rispetto sia all’implementazione, sia all'ipotetica rimodulazione dei contenuti del piano”. “Non abbiamo pregiudiziali sulle revisioni, se necessarie - sottolinea Ferrari - a garantire la realizzazione del piano e l’utilizzo, fino all'ultimo centesimo, di tutte le risorse stanziate, ma non siamo d'accordo con chi vuole stravolgerlo”. Per il segretario confederale “bisogna rispettare gli obiettivi strategici e trasversali: la riduzione dei divari territoriali e delle disuguaglianze; la riconversione ecologica del nostro sistema produttivo; il rigoroso rispetto del vincolo di destinazione di almeno il 40% delle risorse al Meridione e delle clausole occupazionali che dovrebbero garantire almeno il 30% di nuovi posti di lavoro ai giovani e alle donne, clausola che fino a oggi è rimasta solo sulla carta”. Quanto alla rimodulazione, prosegue Ferrari: “Non condividiamo l’ipotesi di eliminare investimenti e progetti per destinare risorse, ancora una volta a pioggia, alle imprese attraverso i crediti di imposta. Una ricetta che si è dimostrata inefficace e che penalizza soprattutto il Sud”.
“Il vero nodo - prosegue il segretario confederale - è l’attuazione del Pnrr, sulla quale si registrano notevolissimi ritardi. Da qui bisogna ripartire, rafforzando la capacità amministrativa, in particolare degli enti locali, con un piano straordinario di assunzioni, ripensando la logica sbagliata dei bandi selettivi, soprattutto per alcuni interventi come quelli finalizzati alla realizzazione degli asili nido, e affiancando all’attuazione del piano una coerente programmazione della spesa corrente ordinaria in grado di garantire, a regime, la gestione pubblica delle strutture realizzate, dalla sanità territoriale agli asili”.
“Possiamo portare a compimento questo Piano, che riguarda l’intero Paese, solo coinvolgendo tutti. Il Governo - conclude Ferrari - ha il dovere della chiarezza: deve dire al Parlamento e al Paese quali progetti rischiano di sforare il 2026, quali progetti saranno modificati e soprattutto per quali obiettivi”.