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Roma, 17 marzo – “I dati Istat sulla povertà e sulla redistribuzione dei redditi certificano il cinismo del Governo, le cui politiche hanno causato l’aumento delle diseguaglianze nel Paese, come risulta dal peggioramento dell’indice di GINI e come la Cgil aveva denunciato negli scorsi mesi”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.
“Si tratta di conferme agli allarmi che avevamo lanciato – prosegue la dirigente sindacale – a partire dagli effetti del passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno Di Inclusione, con 850 mila famiglie, le più povere, che hanno visto peggiorare il loro reddito disponibile e la loro condizione, con una perdita media di oltre 2.600 euro annui. Le famiglie la cui condizione risulta migliorata sono solo 100 mila, soprattutto quelle con componenti con disabilità, risultato che appare più come il misero tentativo da parte del Governo di nascondere il fallimentare ritardo delle riforme della disabilità e della non autosufficienza”.
Barbaresi sottolinea che “sono 620 mila le famiglie che hanno perso il diritto allo strumento di contrasto della povertà, tra queste anche nuclei con componenti non occupabili e le famiglie in affitto. La scure dell’Esecutivo si è abbattuta su oltre un milione di persone che fino a un anno e mezzo fa potevano contare sul RdC, misura di carattere quasi universale di contrasto alla povertà. Se l’obiettivo era quello di risparmiare sui poveri – prosegue – la Ministra e il Governo possono dirsi soddisfatti, per noi rimane una pagina politica vergognosa. Con ADI e SFL – spiega infatti la segretaria confederale della Cgil – sono stati erogati 2 miliardi di euro in meno rispetto a quanto erogato nel 2023 per il RdC, e 3,3 miliardi in meno rispetto al 2022, quando il RdC operava ancora a pieno regime, per un risparmio di 2,5 miliardi di euro rispetto a quanto previsto nella Legge di Bilancio 2024".
“Si potrebbe affermare che è calato il bisogno? Che le politiche del Governo hanno dato buoni risultati? Assolutamente no”, chiosa Barbaresi. Infatti, “Istat certifica che sono 5,7 milioni le persone in condizione di povertà assoluta in Italia, dato record in continua crescita. Nonostante una persona su dieci viva in condizioni di povertà assoluta, le recenti scelte politiche hanno abbassato gli investimenti pubblici a tutela di questo rischio sociale. Peggio, – aggiunge – si tagliano consistenti risorse agli Enti locali: -5,1 miliardi di euro in tre anni tra investimenti e spese correnti. Tutto ciò – conclude Barbaresi – dimostra le scelte ciniche di un Governo che non ha nessun interesse a rispondere ai bisogni reali della maggioranza delle persone”.