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Roma, 3 novembre - "Il premierato, così come delineato dal disegno di legge di riforma costituzionale approvato oggi in Consiglio dei ministri, rappresenta il tentativo di superare definitivamente la Carta costituzionale, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro”. Ad affermarlo la Cgil nazionale in una nota.
“Un modello istituzionale - prosegue la nota - che non ha riscontri in nessun altro Paese democratico: con un premier legittimato plebiscitariamente che indebolirebbe prerogative e ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica e marginalizzerebbe, ancor di più di quanto già accada, il Parlamento, ridotto a mero organo di ratifica delle decisioni del Governo”.
Per la Confederazione “una scelta, peraltro, da interpretare in accoppiata con l'autonomia differenziata, su cui la presidente Meloni ha dato ampie rassicurazioni di rapida approvazione alla sua maggioranza. Il combinato disposto delle due riforme mira a stravolgere i connotati della nostra Repubblica, tradendo i principi di unità e solidarietà costituzionali e creando un'Italia frammentata in tante 'piccole patrie' e tenuta insieme, artificialmente, da un uomo o una donna soli al comando”.
“Questa è dunque - sottolinea il sindacato di Corso d’Italia - 'la democrazia decidente' decantata dalla presidente del Consiglio: compressione del principio di rappresentanza, svuotamento di tutte le sedi di mediazione istituzionale, politica e sociale, verticalizzazione del potere, con gli elettori chiamati a firmare una cambiale in bianco ogni cinque anni e non a costruire dal basso una democrazia davvero partecipata”.
“Un vero e proprio sovvertimento della Costituzione che prefigura una dittatura della maggioranza che ci farebbe assomigliare più a una democratura che a una democrazia matura. Come Cgil - conclude la nota - ci batteremo fino in fondo contro questo progetto, con tutti gli strumenti democratici a disposizione e insieme alle tante realtà vive della nostra società che non hanno alcuna intenzione di archiviare la nostra Repubblica parlamentare".