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Roma, 15 aprile – “Dopo la presentazione da parte del Governo del report sulle audizioni relative alla riorganizzazione delle professioni sanitarie dello scorso 11 aprile, non possiamo che esprimere una profonda preoccupazione per l’ennesima occasione mancata. Ancora una volta abbiamo assistito a un’operazione di facciata, più attenta a costruire una narrazione ottimistica che a offrire soluzioni reali”. È quanto si legge in una nota congiunta di Cgil nazionale e Fp Cgil.
“Le professioni sanitarie vivono una crisi profonda, fatta di carichi di lavoro insostenibili, retribuzioni non adeguate alla complessità e responsabilità del ruolo, mancanza di valorizzazione e prospettive di carriera, e un riconoscimento professionale ancora troppo spesso solo sulla carta”, proseguono Confederazione e Categoria, che sottolineano come durante la presentazione del report i rappresentanti del Governo abbiano “minimizzato la necessità di investire adeguate risorse economiche, come se attrarre giovani nei percorsi universitari sanitari, contrastare l’esodo dei professionisti verso l’estero e garantire una sanità pubblica di qualità potessero prescindere da un serio investimento”.
“Ci aspettiamo che nella proposta del piano strutturale ci sia la volontà di incentivare l’iscrizione ai corsi di laurea nelle professioni sanitarie, che da anni registrano cali preoccupanti; contrastare l’espatrio dei professionisti, sempre più attratti da condizioni lavorative migliori all’estero; rendere attrattive le professioni, in vista della realizzazione degli investimenti previsti dalla Missione 6 – Salute del PNRR e del pensionamento di decine di migliaia di operatori entro il 2030, che rischia di lasciare il Servizio Sanitario Nazionale senza le competenze necessarie a garantire il diritto alla salute”.
Per Cgil e Fp “non c’è più tempo da perdere. Serve una riforma vera delle professioni sanitarie, e siamo in attesa della proposta di legge che – ribadiscono con forza – non può prescindere da un dialogo strutturato e continuo con le organizzazioni sindacali. Ricordiamo che lo strumento attraverso il quale si realizza il punto di contatto tra riconoscimento professionale e organizzazione del lavoro è il Contratto Collettivo Nazionale. Ma il contratto da solo non basta: senza risorse economiche adeguate, le riforme restano sulla carta. Serve il coraggio politico di investire nelle persone, nelle competenze, nel lavoro. Solo così si può costruire un futuro solido per la sanità pubblica e per chi ogni giorno la tiene in piedi”.
“La Cgil e la Fp Cgil – concludono – continueranno a farsi portavoce delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità, rivendicando un cambiamento che non può più aspettare. La salute non può essere lasciata in mano alla propaganda”.