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Roma, 18 novembre - "Sosteniamo la mobilitazione delle studentesse e degli studenti medi e universitari che oggi, 18 novembre, scendono nuovamente in piazza a manifestare, in tutta Italia, per rivendicare politiche per un vero diritto allo studio, una didattica inclusiva e la possibilità di partecipare alle scelte strategiche del governo che riguardano la scuola e l’università”. Lo afferma la Cgil nazionale in una nota.
“Siamo al fianco della mobilitazione studentesca della Rete degli Studenti Medi e dell’Unione degli Universitari nel chiedere - sottolinea la Confederazione - ai Ministri Bernini e Valditara di invertire la rotta degli ultimi decenni e - a partire dalle risorse previste con il Pnrr - investire in modo strutturale nel sistema d'istruzione pubblico per garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti l’accesso ai più alti gradi di istruzione, riconoscendone il ruolo centrale nella riduzione delle disuguaglianze, superando la logica propagandistica del ‘merito’ che nulla ha a che vedere con l’inclusività su cui si devono fondare la scuola e l’università”.
Per la Cgil “è prioritario che nelle prossime settimane, con la legge di bilancio, e nei prossimi mesi, con la realizzazione di quanto previsto dal Pnrr, siano condivise e assunte le scelte strategiche per rafforzare il sistema di istruzione e formazione. Occorreranno - prosegue il sindacato di corso d’Italia - investimenti e interventi finalizzati innanzitutto ad aumentare il tempo scuola (pieno e prolungato), estendere l’obbligo scolastico a 18 anni, rivedere radicalmente il rapporto tra istruzione e lavoro, garantire in tutto il Paese lo sviluppo del sistema nazionale universitario superando l’attuale logica competitiva fra atenei e sostenere il libero accesso alla formazione superiore e il diritto allo studio anche con la drastica riduzione delle tasse universitarie, garantire lo sviluppo del sistema pubblico della ricerca, riconoscere la formazione continua e la formazione permanente come diritto soggettivo e universale, contro ogni ipotesi di differenziazione regionale”.