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Roma, 15 giugno - “Ancora un suicidio tra le Forze di polizia, dopo quello di lunedì 13 giugno anche oggi un operatore della Polizia di Stato si è tolto la vita. Una strage silenziosa tra gli appartenenti alle Forze di polizia e alle Forze armate ormai tragicamente ricorrente che non può essere liquidata solo evidenziando le difficoltà psicologiche del singolo, ma affrontata trovando soluzioni adeguate al disagio lavorativo che i lavoratori in divisa subiscono”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra.
“Quando le richieste lavorative superano la capacità dell’operatore di affrontarle o controllarle, il rischio da stress lavoro correlato - sottolinea il dirigente sindacale - sale vertiginosamente e può essere alla base di eventi tragici come i suicidi. Oltre ciò, l’organizzazione lavorativa, caratterizzata sempre più in termini emergenziali, è causa dell’insorgere tra gli operatori di processi di logoramento da burnout”.
“Purtroppo in questi ambienti - prosegue Massafra - è particolarmente difficile, se non impossibile, aprire un confronto sull’organizzazione del lavoro, e le attuali norme non aiutano i percorsi di democratizzazione e sindacalizzazione”. “Per affrontare il malessere dei lavoratori è necessario - aggiunge il segretario confederale - riconoscere il ruolo del sindacato la cui azione a tutela dei lavoratori deve svolgersi senza impedimenti e controlli dei vertici militari e di polizia, come invece prevedono le norme attualmente in vigore”.
“È urgente cambiare rotta, occorre riconoscere che negli ambiti militari e di polizia esiste un disagio nei luoghi di lavoro che non può prescindere dalle condizioni di lavoro e dagli assetti organizzativi e che solo il confronto con le organizzazioni sindacali può portare a soluzioni utili per invertire la direzione”, conclude Massafra.