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Roma, 4 aprile - Nell'incontro di oggi sullo stabilimento Sevel di Atessa, Stellantis ha dichiarato la centralità del sito produttivo di veicoli commerciali leggeri, che risulta essere la realtà più solida e leader nel settore con una quota di mercato del 30%. L'azienda ha comunque rinnovato la richiesta al Governo di sostegni economici, adducendo criticità peculiari del territorio in termini infrastrutturali di strade, autostrade e porti.
Nonostante l'oggettiva situazione di saturazione produttiva del sito di Atessa, sicuramente migliore degli altri siti del gruppo, riteniamo non sufficienti le rassicurazioni aziendali per quanto concerne il futuro. L'aumento della produzione complessiva è dovuto anche all'avvio del sito polacco che ha inciso per il 24% della quota totale, solamente quattro anni fa la produzione si attestava solo ad Atessa a 295.000 veicoli rispetto i 229.860 del 2023, per cui è evidente come sia in atto un calo. Il trend occupazionale registra negli ultimi anni uscite di almeno 1.500 lavoratori, e anche in quest'ultima procedura le dichiarazioni di esubero, pur se per poche unità, hanno interessato anche Atessa. Il nuovo investimento dell'impianto di verniciatura è meno performante in termini numerici dell'utilizzo combinato con il vecchio. Le linee produttive sono obsolete, servirebbero ingenti investimenti anche riguardo il futuro modello elettrico, oggi assemblato con modalità pressoché artigianali e non industrializzato. Un nuovo modello non c'è, sono tutti continui restyling.
Anche qui come negli altri stabilimenti, le aziende dell'indotto soffrono le scelte strategiche di Stellantis, basta ricordare le difficoltà della Marelli di Sulmona e la situazione molto critica della Denso, che grazie alle nostre pressioni sarà affrontata con il Mimit il prossimo 18 aprile. L'ingente ricorso di soldi pubblici a sostegno delle cosiddette "condizioni abilitanti" di competitività richiesti da Stellantis anche ad Atessa, deve riguardare anche tutto l'indotto, e non può sostituire gli investimenti propri dell'azienda e determinare le scelte di allocazione di nuove piattaforme e modelli.
Ribadiamo ancora con forza la necessità di un confronto con l'amministratore delegato Carlos Tavares a Palazzo Chigi, per chiarire le reali intenzioni del gruppo complessivamente in Italia e dare le giuste garanzie richieste a salvaguardia di uno dei settori strategici per l'economia del nostro Paese. Questo perché anche in uno stabilimento in cui si sta lavorando a pieno regime senza il ricorso ad ammortizzatori sociali, si intravede la strategia di Stellantis che è quella di continuare a guardare fuori dall'Italia: lo stabilimento polacco, infatti, rischia di non essere semplicemente complementare a quello di Atessa.
Si rafforzano quindi le ragioni dello sciopero unitario del 12 aprile proclamato a Torino che sempre più assume un valore nazionale.
Lo dichiarano in una nota congiunta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, Alfredo Fegatelli, segretario generale Fiom-Cgil Chieti e Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil