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Roma, 3 aprile - Nell’incontro di oggi al Mimit non sono ancora arrivate risposte da parte di Stellantis in merito alla responsabilità sociale e alle garanzie per le lavoratrici e i lavoratori di Mirafiori. L'ingente utilizzo di ammortizzatori sociali che per le carrozzerie di Mirafiori è previsto fino alla fine dell'anno, unitamente al piano di uscite volontarie incentivate, mette seriamente a rischio anche il lavoro avviato il 6 dicembre scorso e dei relativi tavoli tecnici. Lavoro che vede tutti gli attori del settore a un tavolo, con l'obiettivo di portare la produzione di veicoli almeno a un milione di unità e così salvaguardare anche la tenuta occupazionale nel nostro Paese, partendo naturalmente dagli stabilimenti Stellantis e l'intera filiera, senza escludere quelle migliaia di lavoratori e lavoratrici impegnati nella logistica, nei refettori e nei lavori di pulimento dei vari siti.
“Per l’ennesima volta hanno ribadito gli stessi concetti. Ma il Battery Technology Center, l’Hub di Economia Circolare, la produzione di cambi elettrificati DCT, l'incertezza delle future produzioni delle Maserati 100% elettriche, la sola produzione della 500 Bev, non sono assolutamente sufficienti per garantire l'occupazione e il rilancio di un polo storico della produzione italiana di auto”, dichiara Edi Lazzi, segretario generale Fiom-Cgil di Torino. “Chiediamo un rilancio dello stabilimento che passa attraverso la produzione di nuovi modelli, di progetti per gli ingegneri e i tecnici, e di assunzioni di giovani. Senza questi punti il rischio è che tra sette anni Mirafiori chiuda per consunzione in quanto tutti gli addetti saranno in pensione. Questo determinerebbe l'ulteriore impoverimento di Torino”.
“Le risorse chieste da Stellantis, a sostegno delle cosiddette ‘condizioni abilitanti’ di competitività non possono sostituire gli investimenti propri dell'azienda e determinare le scelte di allocazione di nuove piattaforme e modelli”, affermano Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, e Pino Gesmundo, segretario nazionale della Cgil. “Serve quindi che l'amministratore delegato Carlos Tavares sia convocato a Palazzo Chigi per chiarire le reali intenzioni del gruppo in Italia e dare le giuste garanzie richieste a salvaguardia di uno dei settori strategici per l’occupazione e l'economia del nostro Paese. In assenza di tali risposte, partendo dallo sciopero unitario del 12 aprile a Torino, contrasteremo con ogni mezzo democratico, la dismissione silenziosa che si sta consumando sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori”.