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Roma, 3 agosto – “Non ci si può non rallegrare circa la positività dei numeri dell'ultima semestrale di Tim, ma questi risultati non bastano, mancano le scelte strategiche”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario nazionale della Slc Cgil Riccardo Saccone commentano quanto dichiarato oggi dall’amministratore delegato dell’azienda Pietro Labriola in un’intervista al Sole 24 Ore e nel corso della call con gli analisti.
Per i dirigenti sindacali “siamo di fronte ad un segnale di reattività che attribuiamo per prima cosa all'abnegazione e alla passione delle migliaia di lavoratrici e lavoratori del Gruppo che ogni giorno, nonostante la fase complessa dell'azienda, fanno il loro dovere e portano avanti la storia centenaria di un’eccellenza italiana”. “Siamo anche d’accordo – proseguono – sulla necessità di consolidare il settore attraverso una riduzione degli operatori, purché non sia un accordo tra ‘venditori’ ma un’operazione industriale che salvaguardi l’occupazione oggi esistente. Ma i motivi di soddisfazione, leggendo l'intervista di Labriola, per noi finiscono qui”.
Gesmundo e Saccone sottolineano che “l'azienda continua ad aggravare la propria posizione debitoria, massimamente per sostenere gli investimenti industriali, che rimangono comunque ben al di sotto degli ultimi investimenti messi a bilancio da Sip nel 1997. Inoltre, è in procinto di vendere il proprio asset strategico, finendo così per assecondare il folle modello del mercato TLC italiano che vede le aziende come grandi empori dediti alla rivendita di ogni bene o servizio e accantona definitivamente la loro proiezione industriale e di innovazione”.
“Non è quello di cui il Paese ha bisogno. A questo paese – sostengono Cgil e Slc – continua a servire un’azienda che sviluppi la rete unica integrata verticalmente, come già accade negli altri stati europei, al fine di poter garantire gli ingenti investimenti necessari a raggiungere anche le aree interne ed evitare, come successo in pandemia, che ci siano persone non in grado di studiare o lavorare a causa delle inefficienze e dei ritardi dettati da politiche industriali sbagliate”.
“Attendiamo con curiosità di leggere i provvedimenti che l'Esecutivo vorrà licenziare a breve a sostegno delle TLC. Ci aspettiamo provvedimenti di sistema e non le solite norme sartoriali per questa o quell'azienda che non agiscono alla radice dei mali del comparto. Comparto – concludono Gesmundo e Saccone – che con ogni probabilità chiuderà anche quest'anno con risultati negativi”.