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Roma, 15 giugno - “Uber Eats ha comunicato oggi la chiusura in Italia, con la conseguente perdita dell'occupazione nelle diverse attività dirette e indirette legate alla consegna del cibo. Una grave decisione motivata dal fatto che l’azienda non è riuscita a costruire sufficienti quote di mercato”. Ad affermarlo, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David.
“Chi lavorava per Uber - prosegue la dirigente sindacale - si ritroverà in grave difficoltà, con la perdita dell'occupazione e del reddito. I lavoratori inquadrati come collaboratori occasionali e a partita Iva, che sono la forza lavoro utilizzata per la consegna del cibo, pur perdendo l’attività lavorativa non avranno diritto agli ammortizzatori sociali né ad alcun sostegno pubblico per un’eventuale ricollocazione”. “Oltre alle procedure riguardanti i dipendenti diretti, che se non ricollocati in altre attività avranno accesso quanto meno al sussidio di disoccupazione, occorre capire - sottolinea Re David - se e in che modo Uber Eats intende ridurre l’impatto di questa decisione improvvisa per l'insieme delle lavoratrici e dei lavoratori. Non è accettabile lasciare lavoratrici e lavoratori senza alcun reddito a partire dal prossimo mese”.
“L’azione che abbiamo intrapreso come sindacato a sostegno di questi lavoratori dovrà continuare più forte di prima. Chiameremo in causa - conclude Re David - anche il Ministero del Lavoro per chiedere di intervenire su Uber e per agire sulle norme vigenti in materia di lavoro tramite piattaforma”.