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Il decreto 2/1/2023 n.1 recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori è un intervento normativo che ha come obiettivo, come riportato nella relazione tecnica, quello di indicare le condizioni per cui si ritengano conformi alle convenzioni internazionali e alle norme nazionali in materia di diritto del mare le attività svolte dalle navi che effettuano interventi di recupero in mare di persone e quello di disciplinare gli effetti delle violazioni dalle condizioni indicate, anche introducendo una nuova disciplina del sistema sanzionatorio.
Nei fatti il Ministro dell’Interno, di concerto con il Ministro della Difesa ed il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, può limitare o vietare il transito e la sosta di navi nel mare territoriale.
Come già denunciato da molte associazioni ed organizzazioni preoccupa innanzitutto l’utilizzo della decretazione di urgenza su questa materia, indice di un vero e proprio tentativo di criminalizzazione delle organizzazioni non governative che effettuano soccorso in mare e della perdurante volontà di associare le migrazioni al tema del rispetto dell’ordine e della sicurezza pubblica, con l’obiettivo di alimentare rabbia sociale, paura e guerre fra poveri.
Piuttosto che aprire una riflessione sulle eventuali mancanze della legislazione internazionale e del mare, si preferisce operare una stretta rispetto a chi mette in salvo le persone a rischio della vita, che siano vittime di guerra o di povertà.
Una scelta che si pone drammaticamente in continuità con le sprezzanti parole della Presidente del Consiglio dei giorni scorsi, in cui sosteneva che l’accoglienza è destinata nel nostro Paese a chi è finanziatore degli scafisti.
Con questo decreto si istituisce un sistema di sanzioni amministrative con risvolti penali e fortemente punitivi e non proporzionati per le navi che soccorrono naufraghi con regole differenti rispetto alle regole imposte, affidando alle prefetture l’applicazione delle progressioni delle sanzioni pecuniarie, gli eventuali fermi amministrativi e le confische in caso di recidiva.
Dal momento che il vero obiettivo dichiarato, quello di bloccare le navi, non è stato raggiunto, si istituisce un sistema amministrativo applicato dai prefetti che, oltre a determinare il fatto che saranno le ONG a doversi attivare presso i TAR per contestarne la legittimità, rischia di avere meno garanzie di indipendenza ed essere soggetto a maggiore discrezionalità. Peraltro i tribunali amministrativi hanno come compito quello di verificare se l’atto è formalmente motivato, senza entrare nel merito della mancanza contestata, diminuendo quindi la possibilità di contestazione agli accusati.
Naturalmente anche in raccordo con le altre Organizzazioni ed Enti che compongono il TAI, Tavolo Asilo e Immigrazione, valuteremo le iniziative da intraprendere anche in relazione alla discussione parlamentare che si svilupperà e continueremo ad approfondire le ricadute giuridiche della norma.
→ In allegato il testo della conversione in legge del decreto 2/1/2023 n.1 recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori