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Roma, 23 settembre - “Sono stati posti temi importanti, relativi alle diverse criticità del sistema flussi, così come già evidenziate da tempo dalla nostra organizzazione, ma ribadiamo che le modifiche alla disciplina dell’ingresso per lavoro dei cittadini stranieri in Italia da sole non bastano, occorre un cambio complessivo delle politiche migratorie, a partire dall’abolizione della legge Bossi-Fini. Serve una riforma d’insieme, abbandonando un approccio tutto incentrato sull’ordine pubblico, la sicurezza e la repressione, come quella che il Governo continua a praticare”. Ad affermarlo la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, dopo l’incontro di oggi a Palazzo Chigi sulla disciplina dell’ingresso per i lavoratori stranieri.
Per la dirigente sindacale: “Bisogna superare le inefficienze e la casualità che caratterizza la modalità del click day, una lotteria con cui i lavoratori entrano nel nostro Paese, con un meccanismo che copra l’intero anno rispondendo ai reali fabbisogni”. “Riteniamo - prosegue Gabrielli - che ogni intervento di modifica del sistema dei flussi debba essere accompagnato da una procedura di regolarizzazione che sani la situazione delle persone in assenza di un valido titolo di soggiorno. Non si può far finta di non vedere che ci sono persone già presenti nel nostro Paese e che spesso lavorano in condizione irregolare. E sempre per quanto riguarda i flussi sarebbe utile ripristinare la norma che consente l’accesso anche alle persone già presenti sul territorio nazionale”.
Tra le proposte avanzate dalla Cgil, Gabrielli sottolinea “la necessità di un sistema sanzionatorio per le aziende che fanno richiesta di nulla osta e che poi a fronte dell’ingresso del lavoratore si rendono indisponibili all'attivazione del rapporto di lavoro. C’è bisogno certamente di responsabilizzare le imprese come di contrastare truffe e spazi della criminalità organizzata”. Inoltre, aggiunge “abbiamo proposto di introdurre un permesso di soggiorno per ricerca di occupazione e la figura dello sponsor, ossia un soggetto individuale o collettivo che si fa garante della persona che entra nel Paese per cercare un’occupazione”. “È fondamentale - prosegue la segretaria confederale - il potenziamento degli organici anche per la maggiore efficienza delle procedure e la riduzione dei tempi delle procedure stesse, un tema centrale nel ripensare il ruolo attribuito alle Prefetture, alle Commissioni territoriali, ai Consolati e alle Ambasciate, relativamente al sistema flussi e più in generale per tutte le politiche migratorie”.
Per Gabrielli “in tema di lavoro non ci sono solo quindi i flussi d’ingresso. Una priorità è quella di garantire l’effettività dell’applicazione dell’articolo 18 del TUI per il riconoscimento del permesso di soggiorno per protezione sociale e tutelare così lavoratrici e lavoratori che possono denunciare la condizione di sfruttamento e caporalato. Come va reso di nuovo convertibile in permesso di soggiorno per motivi di lavoro il permesso rilasciato per i casi di protezione speciale”.
“Per rendere la condizione delle persone regolare, uscire dall’invisibilità e quindi dallo sfruttamento occorre una riforma d'insieme, cancellando in primis la Bossi Fini. Oggi l’impostazione del Governo è stata tutta orientata dalle procedure di accesso ai flussi, scelta che riteniamo non sia sufficiente per costruire risposte alla realtà delle migrazioni, al cambio necessario delle politiche migratorie”, conclude Gabrielli.